Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«Ma Colella non è tipo da insulti sessisti»
La solidarietà nei confronti del consigliere sospettato, per una volta, non sembra di facciata
«Venga fuori il colpevole. Ammetta. Mettere alla gogna chi ha dimostrato di non possedere le caratteristiche per mettere in atto un gesto così vile, è una cosa becera». L’appello arriva dai corridoi di Palazzo di Città e si riferisce all’insulto sessista rivolto alla consigliera Melini di cui è sospettato il consigliere Colella.
«Venga fuori il colpevole. Ammetta. Perché mettere alla gogna chi ha dimostrato nel tempo, per forma mentis e spessore etico, di non possedere le caratteristiche per mettere in atto un gesto così vile, è una cosa becera». L’appello arriva dai corridoi di Palazzo di Città. E’ il day after, non si parla d’altro. Il consigliere del movimento cinque stelle, Francesco Colella, può davvero essere l’autore dell’insulto sessista ai danni della consigliera Irma Melini? Colella è da ieri indagato per diffamazione aggravata. Il verdetto della perizia grafologica disposta dalla Procura di Bari indica la sua grafia come maggiormente rispondente a quella impressa sulla scheda incriminata. I colleghi, a Palazzo di Città, che da tempo lamentano la nube di sospetto che ha indistintamente avvolto tutti, non sono soddisfatti. Almeno nella maggior parte. La solidarietà nei confronti del consigliere additato, per una volta, non sembra di facciata. L’opinione è unanime. Francesco Colella è una brava persona. Mite, discreto. Mai una parola fuori posto. Persino chi accetta l’esito della perizia come certo, si dichiara basito. Francesco Colella, a poche ore dalla convocazione in via Nazariantz, è regolarmente a lavoro in Comune. Partecipa alle commissioni. E’ giù di tono, preferisce non dire nulla in più rispetto a quanto pubblicato il giorno prima sulla sua pagina facebook: «Non sono stato io». Alza la voce, al suo posto, il collega penta stellato Sabino Mangano. E’ suo l’appello rivolto al «vero colpevole». Mangano è arrabbiato, ritiene quanto accaduto in queste ore frutto di strumentalizzazione. «Non voglio immaginare che si tratti di strumentalizzazione politica – spiega -. Ma ritengo che, a trenta giorni da un’elezione politica così importante, e guardando anche come alcuni media hanno affrontato la notizia, citando in ogni modo il movimento cinque stelle, ci sia molto da riflettere». Dichiara piena fiducia nel lavoro della magistratura e nelle indagini, ma aggiunge: «Saranno in grado di comprendere se sono state fatte valutazioni erronee e, eventualmente, trovare il vero colpevole». Mangano, sull’innocenza di Francesco Colella, è pronto a mettere la mano sul fuoco. Ricostruisce il momento della votazione segreta, lo scorso 14 novembre in aula Dalfino. Racconta del voto disgiunto, dell’assoluta certezza della sua innocenza. E conclude: «Poi ci divertiremo noi». Dubbi sulla colpevolezza del pentastellato arrivano anche dalla maggioranza. L’intervento più accorato è quello di Francesca Contursi, consigliera Pd. Anche lei parla di strumentalizzazione politica. Antonio Mariani, Decaro per Bari, vorrebbe una verifica diversa: «Ognuno dei ventitré consiglieri deve riconoscere la propria scheda e si arriverà al colpevole». Non ci sta a sentir paragonare, invece, la perizia disposta dalla Procura a quella commissionata dalle «Le Iene», proprio una delle due consigliere da quest’ultima colpita, Alessandra Anaclerio. Rimane in silenzio, poi, la vittima dell’insulto sessista, Irma Melini, che però risponde alla solidarietà della candidata di FI, Ida Roselli («Se fosse accertato il coinvolgimento del pentastellato Colella, sarebbe una conferma dei modi adottati dai componenti di questo movimento»). «Una questione così delicata – scrive Melini - non merita di essere strumentalizzata in campagna elettorale».
Confermo la mia assoluta e totale estraneità ai fatti avvenuti, comportamenti indegni che non appartengono né a me né alla mia storia personale
Ho ricevuto un invito a comparire per un presunto coinvolgimento nel vergognoso insulto che è stato rivolto alla collega Melini
L’appello «L’autore dell’insulto si faccia avanti e si scusi»
Il voto La scheda con l’insulto era di una votazione segreta