Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
In Basilicata corna, tori e campanacci
Le maschere di Aliano, i tori e le mucche di Tricarico, l’orso e l’eremita di Satriano coperto di foglie sono testimonianze di una cultura tramandata di generazione in generazione
Sono state oggetto d’interesse di scrittori, poeti e antropologi, colpiti dal loro fascino primitivo, istintivo, spesso bestiale, legato ai riti rurali di propiziazione, apotropaici e secolari. Le maschere cornute di Aliano, i tori e le mucche di Tricarico, i campanacci di San Mauro forte, l’orso e l’eremita di Satriano coperto di foglie, sono testimonianze ancora visibili e viventi di tradizioni tramandate di generazione in generazione, conservate con orgoglio e dignità dalle popolazioni di queste cittadine della Basilicata. Tra i tanti, le hanno raccontate Rocco Scotellaro, il poeta di Tricarico, e Carlo Levi, che visse ad Aliano il suo confino.
Simboli legati alla pastorizia e al mondo agricolo che raccontano del rapporto simbiotico dell’uomo con la natura, madre e matrigna, rispettata e temuta. Non è un caso che a Carnevale sfilino nei centri storici di piccoli borghi, perché è lì che la memoria è più viva. E così accade che a partire dalla notte dedicata a Sant’Antonio Abate, cominciano ad aggirarsi per questi luoghi figure antropologiche e maschere apotropaiche, impegnate in danze con la morte e con la vita. Le maschere cambiano come i paesaggi: vicino alle montagne si trovavano i boschi ed ecco comparire a Satriano il Rumita, l’uomo albero completamente ricoperto di edera, che bussa alle case per ricevere doni in cambio del buon auspicio per il raccolto di primavera, e dell’orso, assieme a quello della Quaresima. In pianura e in collina la percezione è diversa. Qui, dove un tempo il pastore viveva più con il suo gregge che con la famiglia, le maschere di Aliano hanno volti che ricordano capre e altri animali coi quali l’uomo conviveva, aggiunti a penne coloratissime, nasi pronunciati e portano campane appese a un nastro di cuoio, riproducendo i rumori che hanno la funzione di scacciare l’inverno e il male. A San Mauro Forte i campanacci sono diventati simboli a sé stante, prendendo il sopravvento: hanno allusioni sessuali, evidenti (il maschio col batacchio sporgente, la femmina più aperta) e invocano la fertilità. Danze e riti di accoppiamento caratterizzano anche la tradizione di Tricarico, dove la transumanza ha avuto un’influenza preponderante. Tori e mucche inscenano un rituale primitivo, mimando scene di monta per propiziare il risveglio della natura.
Letteratura
Le tradizioni lucane legate ai riti rurali hanno sollecitato l’interesse di scrittori, poeti e antropologi
Pastorizia
Simboli legati alla pastorizia e al mondo agricolo raccontano del rapporto simbiotico dell’uomo con la natura