Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
L’avvocato vittorioso «Escort libere e fiere, non c’è alcun esproprio»
«Non ha più senso condannare chi le aiuta a lavorare»
«Se riteniamo libera l’attività di prostituzione perché dovremmo punire chi aiuta le prostitute?». E’ questa la domanda da cui è partito l’avvocato Ascanio Amenduni che potrebbe portare, dopo 60 anni, alle revisione (almeno in parte) della famosa legge Merlin, quella che impose la chiusura delle case di tolleranza e introdusse i reati di sfruttamento, induzione e favoreggiamento della prostituzione. Il legale barese è riuscito, insieme ai suoi colleghi Nino Ghiro, Nicola Quaranta e Raffaele Quarta, a far arrivare la questione davanti alla Corte Costituzionale. Se da Palazzo della Consulta dovessero dar ragione agli avvocati, il processo in corso a Bari nei confronti (tra gli altri) di Giampalo Tarantini e Massimiliano Verdoscia, accusati di aver portato escort nelle residenze di Berlusconi, potrebbe prendere un’altra piega.
Avvocato Amenduni come le è venuta questa idea?
«Ho letto i lavori preparatori della legge Merlin e anche allora ci fu un dibattito sulla punibilità di chi aiutava le prostitute a fare il loro lavoro. Il dibattito dell’epoca oggi è diventato più pregnante perché ora sono apparse sulla scena le escort, che non sono prostitute schiave del bisogno ma donne che scelgono volontariamente e in qualche caso orgogliosamente rivendicano il loro diritto di esercitare la loro professione. In qualche caso questa professione è stata ritenuta addirittura suscettibile di redditi tassabili. Quindi oggi c’è un fenomeno che in quegli anni non esisteva: la professione è addirittura organizzata mediaticamente. Si può punire chi aiuta le escort a fare il loro lavoro?».
Avevate provato già in primo grado a presentare la stessa istanza. Cosa è cambiato?
«In primo grado la nostra eccezione è stata spazzata via senza tanti complimenti. Invece in secondo grado i giudici, con una sensibilità diversa, hanno ritenuto che per lo meno la questione meritasse di arrivare sul tavolo della Corte Costituzionale. Questa Corte ha avuto il coraggio e l’onestà laica di decidere senza pregiudizi».
È una questione giuridica o morale?
«Dobbiamo liberaci dai pregiudizi etico-sociali, ossia di quelli legati al fatto che la prostituzione è intesa come un commercio del proprio corpo. Se riconosciamo che questa attività è libera dobbiamo togliere tutti i limiti a questa libertà, tutti gli espropri. E un degli espropri è continuare a punire chi agevola o recluta la prostituzione».
Questo è un passaggio delicato.
«Solo su questo aspetto, previsto dall’articolo 3 comma 4 della legge Merlin, la Corte ha mandato gli atti alla Consulta, non sullo sfruttamento. In merito a questa fattispecie ben precisa la Corte ha detto che occorre una verifica di costituzionalità perché la questione è rilevante e non è manifestamente infondata. Per intenderci, il mio assistito, Verdoscia, in primo grado è stato condannato a tre anni e sei mesi per aver detto a Tarantini di cercare i numeri di alcune escort su internet».
Sono cambiati i tempi, c’è un fenomeno nuovo, dovrebbe cambiare anche la legge?
«Queste donne si pubblicizzano su internet. Che senso ha parlare di reclutamento o di favoreggiamento rispetto a questo tipo di attività? Del resto già in primo grado non è stato riconosciuto il danno alle ragazze che si erano costituite parte civile».
Il mio assistito Verdoscia cercò solo i numeri delle escort su internet
Parlare di favoreggiamento per certo tipo di attività non ha più valore