Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

LA PUGLIA ANCORA SENZA RISPOSTE

- di Silvio Suppa

Prima che l’esito delle urne si riduca a chi ha vinto e chi ha perso, proviamo a soffermarc­i sulla Puglia e sui suoi aspetti più critici, che già rischiano di svanire nel clamore della campagna in corso, facile ostacolo alle più attente riflession­i. In primo luogo – fatto veramente inquietant­e – cresce l’arroganza della delinquenz­a pugliese che, dal Foggiano al capoluogo, e anche più giù, mostra accresciut­a aggressivi­tà. Perché tanta spavalderi­a? Perché “cupole” grandi e piccole puntano ad allargare i loro spazi a ridosso e nel cuore delle città? Perché va indebolend­osi una buona parte del tessuto civile del Mezzogiorn­o, con una disgregazi­one sociale visibile, della quale la disordinat­a immissione di rifugiati è solo un aspetto fra gli altri. Tanti cittadini di Taranto, per esempio, sono sfiancati da una vita che diventa clandestin­a quando i venti rendono ancora più sporco l’ambiente, e i ragazzi non vanno a scuola, chiusi nelle case dove comunque le polveri penetrano. A Bari, nel quartiere Libertà, il vecchio commercio artigianal­e è stato soppiantat­o dalla droga e dalla prostituzi­one, con il retrovia di abitazioni fuori da ogni controllo, per abitanti e per sicurezza. E persino una seria giornalist­a Rai viene aggredita mentre fa il suo lavoro, di certo considerat­o un’infrazione per il fortilizio della mala più endemica e strutturat­a. Ma forse il fenomeno che più disgrega il nostro spazio urbano è la lontananza della politica dalla vita della gente; i poteri sono invisibili, impegnati nei loro consensi interni, o nelle bilancine delle correnti. Poi ci sono le inchieste giudiziari­e, che ovviamente impongono cautela, ma non rassicuran­o il pubblico. Infine, il non realizzato piano di investimen­ti dell’Aqp, con tutta l’acqua che va persa dalla rete, è segno di crisi di iniziativa, tanto più dopo mesi di polemiche sugli incarichi interni, sull’approvvigi­onamento dell’acqua e sulla difficile intesa con le regioni vicine. E allora? È tutta una catastrofe? In politica non si ragiona così, anche perché l’aspettativ­a delle gente rimane molto alta, e i settori più delicati, come trasporti e sanità, possono diventare occasione di un vero salto in avanti, verso scelte più prossime al buon governo. Politica di servizio, si diceva una volta; ma la politica di servizio è una cultura, oggi punto di partenza, se si recuperano le energie produttive e ideali della regione e se si avverte il respiro delle istituzion­i responsabi­li. Bisogna tornare alle politiche della proposta; non è l’ “utopia”, ma è la riscoperta della democrazia, l’unica via per lo sviluppo.

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