Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Gli italiani e il 4 marzo proprio come a Sanremo
Per motivi professionali, sono molto preso dalla campagna elettorale per le elezioni politiche. E dunque mio malgrado ho dovuto rinunciare alla visione del Festival di Sanremo. Eppure, leggendo un po’ in giro commenti e resoconti, mi accorgo che i due mondi non sono poi così distanti. Ho dunque redatto l’elenco delle similitudini tra la sessantottesima edizione della kermesse sanremese e questa campagna elettorale. 1) A Sanremo, come in questa campagna elettorale, ci sono quelli che hanno cantato insieme per tanto tempo e ora si presentano separati, in competizione tra loro. Se non ricordo male, però, quando erano uniti, il Festival l’hanno vinto. Peraltro con «Uomini Soli», una nefasta profezia). 2) A Sanremo, come in questa campagna elettorale, chi prova a mettersi dalla parte dei migranti, sulle prime viene massacrato dal voto popolare. Gli ci vuole un po’ di tempo per farsi capire. Per converso, se si presentasse un cantautore col tricolore sulle spalle, una pistola in una mano e l’altra tesa a mo’ di saluto romano, con una rivisitazione in rime del Mein Kampf, probabilmente avrebbe un successo immediato. 3) A Sanremo, come in questa campagna elettorale, al centro del palcoscenico c’è un signore che nonostante l’età avanzata, sembra aver cancellato dal suo viso ogni segno del tempo. È sulla scena da decenni e ripropone le sue vecchie canzoni, ma le interpreta insieme a nuovi partner, con nuovi arrangiamenti. Così sembrano nuove e piacciono alla gente. 4) A Sanremo, come in questa campagna elettorale, quelli che copiano, si beccano qualche buffetto, qualche sfottò, qualche timida reprimenda, ma poi continuano a gareggiare come se nulla fosse. 5) A Sanremo, come in questa campagna elettorale, c’è una donna romana verace, con una voce nera. Ma proprio nera. Un colore che va tantissimo, ultimamente. A Sanremo, come in questa campagna elettorale.