Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Maschere e carri, i carnevali di Puglia

Putignano, Gallipoli, Manfredoni­a, Massafra e Sammichele sono solo alcune delle città pugliesi in festa Carri allegorici, sfilate, maschere e musei diffusi, come storia e tradizioni vengono custodite e tramandate

- di Gianni Spinelli

Goethe, assistendo al fu Carnevale di Roma, osservava che «non è una festa che si offre al popolo, ma una festa che il popolo offre a se stesso». Verissimo. Il Carnevale è la pazzia degli eccessi e dell’allegria, l’esaltazion­e del cibo finalmente goduto senza risparmi. È la risposta ribelle alle restrizion­i di sempre. Una trasgressi­one in cui tuffarsi, prima di riprendere la routine frustante di sempre. La vittoria della giovinezza sulla vecchiaia, la vittoria della vita sulla morte.

Il Carnevale ha conservato storia e tradizione in Puglia, terra contadina e sanguigna. Putignano, città regina, ha addirittur­a un Museo diffuso che celebra Le maschere perdute e festeggia l’anno 623 del suo Carnevale (nato con le Propaggini,1394), che è il più antico d’Europa e il più lungo d’Italia, alla faccia dell’etichetta doc di Viareggio. Sotto la guida di Farinella, si succedono giovedì di satira sociale, con ordine rigoroso: i Monsi- gnori, i Preti, le Monache, I Vedovi, i Pazzi, le Donne sposate e i Cornuti (gli uomini sposati), cerimonial­e organizzat­o dall’Accademia delle Corna. Il tutto con un finale sancito da 365 rintocchi della Campana dei Maccheroni. Un mix godibile, con l’ormai mitica sfilata dei carri allegorici, capolavori dei maestri cartapesta­i, che sono dei Giannelli, dei Forattini e degli Staino, capaci di … disegnare vignette gigantesch­e, con i politici bersagli preferiti.

Putignano big. Ma crescono gli altri «Carnevali». Quello di Gallipoli, con radici nell’epoca medioevale, parte con le Focareddhe, foglie e rami di ulivo che vengono bruciati in piazza. Prima la location era il centro storico, dove la gente in maschera beffava i passanti con coriandoli e scherzi. Quindi, all’inizio del Novecento, ci fu il coinvolgim­ento della città nuova e finalmente dal 1954 prese il via la sfilata dei carri. Come a Putignano, anche qui c’è la maschera tipica. Si chiama lu Titoru, un soldato che, grazie alle preghiere della mamma, ritorna a Gallipoli proprio il martedì grasso, ma si ingozza di carne e rimane strozzato. Lu Titoru attraversa le vie della città e viene accompagna­to dalle cummari chiangimor­ti, uomini travestiti.

Da lu Titoru di Gallipoli a Ze Peppe di Manfredoni­a, che arriva dalla campagna, portando facezie e buonumore. Diventa “il Re” per tutto il periodo di Carnevale, omaggiato da tutti, per essere disumaname­nte bruciato alla fine. Una rassegna cresciuta anche con La sfilata delle Meraviglie dei bambini.

Compie 65 anni il Carnevale di Massafra, curiosamen­te partito con uno scherzo goliardico messo in atto da attori della Filodramma­tica, che sparsero la voce di una corrida con tori, matadores, picadores e banderille­ros. E vai: dopo la burla, un vero programma, con l’ultima novità: la sfilata dei carri quest’anno si farà in luglio.

Esce fuori dai canoni, il Carnevale di Sammichele di Bari che conserva i festini, ritrovi, all’origine familiari, in cui ci si riunisce per ballare, maschi da una parte e donne dall’altra, con un caposala, delegato al rispetto di regole precise e responsabi­le dei pass alle compagnie mascherate che, guidate dal conduttore, chiedono il permesso per ballare. Intrecci divertenti e una maschera ormai famosa: l’omene curte.

«Il Carnevale è diventato solo l’altra faccia dell’angoscia, ha ancora un senso per noi? Come possiamo viverlo oggi, quando non è più un lieto anniversar­io dell’anno?», si chiede lo studioso Matteo Palumbo. Senza scomodare filosofi e sociologi, il Carnevale resta una parentesi ricreativa contro il logorio della vita moderna.

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Putignano Un carro allegorico che sfilerà oggi lungo il corso principale

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