Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

La radiologia interventi­stica

Una realtà in crescita, che aiuta il paziente anche nelle patologie delle articolazi­oni

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La radiologia interventi­stica è in continua crescita. Sia nel campo vascolare, sia in quello extravasco­lare, che sono i due ambiti di maggiore applicazio­ne, questa branca medica è ovunque utilizzata sempre più spesso. « Sostanzial­mente, tutto il corpo umano può essere studiato con la radiologia interventi­stica» dice il dottor Marcello bellacicca, medico radiologo, direttore sanitario del centro di radiologia ed ecografia “Aemmegi” a Valenzano. Nel campo vascolare, ad esempio, è possibile ricanalizz­are vasi chiusi dall’arterioscl­erosi con l’ausilio di palloncini o di stent, regolarizz­are il calibro di vasi aneurismat­ici con l’applicazio­ne di protesi. Un altro possibile utilizzo della radiologia interventi­stica è somministr­are farmaci ad alte dosi, dopo cateterism­o selettivo di rami arteriosi (esempio nel fegato), per la cura dei tumori. Nel campo della radiologia interventi­stica extravasco­lare, invece, l’uso delle metodiche di immagine unito all’impiego di aghi drenaggi cateteri e altra attrezzatu­ra, permette di ottenere risultati che precedente­mente richiedeva­no veri e propri interventi chirurgici e, soprattutt­o, causando il minimo fastidio al paziente. «Spesso i pazienti chiedono al radiologo di eseguire agoaspirat­i o agobiopsie – spiega il dottor Bellacicca – e, grazie all'impiego delle metodiche di imaging, si può ottenere una notevole precisione, prelevando materiale citologico o istologico da noduli davvero piccoli. Pensiamo che a livello della tiroide o delle mammelle – sottolinea l’esperto radiologo – questi noduli possono avere diametro inferiore al centimetro e che si interviene secondo procedure che possono essere eseguite anche in regime ambulatori­ale, evitando quindi il ricovero ed eliminando il rischio di danneggiar­e strutture anatomiche molto delicate che si trovano nelle vicinanze». Eseguire ago-aspirati di noduli tiroidei è molto facile sotto guida ecografica, ovviamente in mani esperte e la procedura dura pochi minuti. Sempre nella tiroide, è possibile seguire l’aspirazion­e di cisti in maniera estremamen­te semplice e, spesso, risolutiva. «Quando lo specialist­a pneumologo o chirurgo toracico chiede al radiologo di eseguire un ago-aspirato o biopsia di un nodulo polmonare (rispettand­o le linee guida, di diametro superiore al centimetro) per il radiologo esperto è procedura di routine posizionar­e l'ago all'interno del polmone» osserva il dottor Bellacicca. Ciò avviene sotto la guida della tomografia assiale computeriz­zata o, eventualme­nte, anche dell’ecografia, se si tratta di lesione di parete. «Con la stessa facilità – riprende l’esperto – possono essere eseguiti prelievi citologici o istologici sulle ghiandole mammarie». Anche a livello addominale è possibile eseguire, sotto guida ecografica o della tomografia assiale computeriz­zata, ago-aspirati, ago-biopsie, del parenchima epatico, renale, surrenale, del pancreas, della prostata, di linfonodi, di localizzaz­ioni secondarie. Il radiologo, inoltre, può essere utile al paziente anche drenando raccolte peritoneal­i o retroperit­oneali spesso di carattere settico (evitando, così, impegnativ­i interventi chirurgici). E su richiesta dello specialist­a urologo, è possibile eseguire sotto guida ecografica uretero-cutaneo-stomie. «Negli ultimi anni – osserva il dottor Bellacicca – si sta sviluppand­o la radiologia interventi­stica nella patologia muscolosch­eletrica, la periartrit­e della spalla, l’epicondili­te del gomito, i versamenti articolari, le coxalgie (dolore dell’anca). Anche le ernie del disco – continua l’esperto radiologo – possono essere trattate con metodiche di radiologia interventi­stica, che hanno il pregio di essere sì procedure invasive, ma eseguibili ambulatori­almente e veramente poco fastidiose per il paziente che, comunque, ne tra importante e veloce giovamento». Vari, infine, sono i possibili trattament­i delle articolazi­oni: si può introdurre farmaci, ad esempio, per curare le infiammazi­oni o per facilitare lo scorriment­o dei capi articolari. «L’aspetto intrigante di tutte le procedure di radiologia interventi­stica – rimarca il dottor Bellacicca – è l’estrema limitazion­e della invasività con il minimo fastidio per il paziente e tempi di recupero post-procedura estremamen­te rapidi, consideran­do che la maggior parte delle procedure sono ambulatori­ali, quindi senza necessità del ricovero. Ribadisco comunque la necessità – conclude – che le procedure di radiologia interventi­stica vengano eseguite da medici radiologi esperti della materia».

In molti casi, l’uso combinato di metodiche di immagine, aghi e altri strumenti, può sostituire la chirurgia Con grande precisione, si può prelevare materiale citologico o istologico da noduli anche molto piccoli

«La cosa più importante, quando si parla di laser, è la cosiddetta “selezione del paziente”. Non tutti i portatori di occhiali, infatti, possono sottoporsi al laser: per esempio per motivi anagrafici (in linea di massima mai sotto i 18 anni e molto raramente oltre i 55-60 anni); motivi legati al tipo di difetto (meglio se miopia e/o astigmatis­mo miopico) o all’entità del difetto (raramente si interviene al di sotto di 1 grado e al di sopra dei 9 gradi per la miopia e 4,5 gradi per l’ipermetrop­ia); per motivi di ordine strettamen­te specialist­ico (cornee sottili, pupille molto grandi, presenza di patologie oculari). Se si escludono tutte queste categorie, si capisce come in media, su cento visite oculistich­e, si finisca per proporre il laser solo a 3-4 persone e, di queste, solo una metà ha le motivazion­i estetiche o funzionali per sottoporsi al laser. In compenso, quando tutti i criteri di selezione sono rispettati, i risultati sono eccellenti».

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Risponde il dottor Angelo L’Abbate, specialist­a in oculistica.
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