Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Addio all’ultimo meridionalista
Scomparso nella notte tra domenica e lunedì Nella casa di Pozzuoli una lunga processione di intellettuali
La sua scrivania, da cui si vedeva il mare increspato di Napoli, è ancora ingombra di carte, libri e appunti. Una dimostrazione ottica dell’attività di studio incessante di Giuseppe Galasso, storico di fama internazionale, l’ultimo dei meridionalisti, autore sul Corriere del Mezzogiorno di una seguita rubrica domenicale, scomparso nella notte tra domenica e lunedì all’età di 88 anni. I funerali si svolgeranno domani presso la Società italiana di storia patria. La sua casa di Pozzuoli, appena la notizia ha iniziato a circolare, si è riempita di intellettuali.
I funerali L’ultimo saluto verrà dato domattina presso la Società italiana di storia patria Alla sua cultura di storico e di studioso della politica ha saputo unire una ricca umanità e una incrollabile passione civile Sergio Mattarella La sua scomparsa per l’Italia rappresenta una grave perdita e per me personalmente un motivo di doloroso rimpianto Giorgio Napolitano
La sua scrivania, da cui si vede il mare increspato di via Napoli, è ingombra di carte, libri, appunti. Tutto parla di un’attività di studio incessante, come è stata quella di Giuseppe Galasso fino alla vigilia della sua morte, avvenuta nella notte di ieri per un improvviso malore. Lo storico è scomparso da poche ore ma la notizia rimbalza già con forza non solo a Napoli, ma in Italia e nel mondo, per la levatura internazionale dello studioso napoletano. Così nella sua bella casa a poche centinaia di metri dall’Italsider, dove Galasso abitava da ben cinquantatré anni, si snoda fin dal mattino una processione senza sosta di allievi, colleghi, amici, tra i primi il sindaco di Pozzuoli Vincenzo Figliolia. Ad accoglierli i figli Giulia e Francesco, insieme al resto della famiglia, mentre dopo poche ore arriva anche il primogenito Luigi, che vive fuori Napoli. L’impressione generale, che trapela dai commenti e dalle parole sussurrate a mezza voce, è che la perdita sia irreparabile. Napoli, senza Galasso, si sente più sola. Di certo la città ha perso un punto di riferimento autorevole e certo. Molte lacrime, visi tirati e una consapevolezza da parte di chi ha lavorato con lui: «Siamo stati molto fortunati». Lo dichiara più volte, convinto, Luigi Mascilli Migliorini, tra i più visibilmente commossi, come Emma Giammattei e Vittoria Fiorelli. Tra gli studiosi e amici accorsi in mattinata, anche Biagio de Giovanni, Aurelio Musi, Paolo Macry, Eugenio Mazzarella. E poi rappresentanti della società civile, delle professioni, come l’ex ministro repubblicano Adolfo Battaglia, arrivato appositamente da Roma.
L’ultimo saluto al professore verrà dato domani mattina, molto probabilmente alla Società Italiana di Storia Patria, ma sono in corso gli ultimi accordi tra l’Istituto e la famiglia per orario e sede, anche perché sono davvero numerosi quelli che vogliono rendere un ultimo omaggio all’illustre storico. Anche dai vertici delle istituzioni italiane arrivano messaggi di cordo- glio; il presidente Mattarella dichiara: «Scompare con Galasso una grande figura del mondo intellettuale italiano. Alla sua cultura di storico e di studioso del pensiero politico ha saputo unire una ricca umanità e una incrollabile passione civile. Ha posto la sua intelligenza a servizio dello sviluppo del Paese, coniugando con sapienza l’elaborazione di un meridionalismo moderno con l’ideale europeo». Alle sue parole si aggiungono quelle del premier Gentiloni: «Ci mancherà Giuseppe Galasso, la sua intelligenza critica, l’impegno politico e intellettuale per il Sud, l’intuizione della legge per la tutela del paesaggio». E Giorgio Napolitano: «Con Peppino Galasso siamo stati sempre vicini e molto legati per decenni. È stato un degno rappresentante di Napoli per il Partito repubblicano nel Parlamento e nel Governo e ha dedicato la sua vita a un’intensissima attività di studioso. Nel mondo degli storici ha rappresentato uno straordinario esempio di un’ininterrotta operosità e produttività. La sua nomina all’Accademia dei Lincei fu il riconoscimento della sua alta qualità scientifica».
Un percorso di altissimo prestigio, quello di Galasso, che era cominciato dall’umile incarico di maestro elementare, primo traguardo del figlio di un vetraio di Montesanto (il negozio del padre esiste ancora, gestito da un altro ramo della famiglia). Galasso aveva insegnato in provincia di Napoli, ma anche a Cagliari e a Catania. Poi il salto in avanti come borsista dell’Istituto di studi storici nel 1953 e successivamente con la cattedra di Storia. «Aveva ottenuto sia quella di Storia medievale sia quella di Storia moderna», racconta il figlio Francesco. «Poi aveva scelto la seconda».
Erede del pensiero crociano, Galasso aveva dedicato al filosofo numerosi studi, a partire da
Croce e lo spirito del suo tempo (Laterza), più volte ristampato. Si era poi affermato come storico dell’Età moderna, con frequenti incursioni nel Medioevo e nel Risorgimento. Sul «Corriere del Mezzogiorno» ha tenuto la seguitissima rubrica domenicale «Il tempo e le idee», la cui ultima puntata è uscita domenica scorsa, mentre sull ’«Economia del Mezzogiorno» pubblicava «Il Graffio» a cadenza quindicinale.
Brillante e ironico, Galasso era anche un grande conversatore, un amico sincero per molti di coloro che avevano seguito le sue lezioni e il suo magistero. Nonostante il periodo di grande sofferenza in seguito alla morte della moglie, a 88 anni il professore non aveva perso la voglia di vivere e di partecipare al dibattito politico, sebbene si fosse ritirato dai ruoli attivi. A suo tempo, era stato anche sindaco in pectore di Napoli. Incaricato nel 1975, non era riuscito a formare la giunta e così si era dimesso. Se fosse andata diversamente, forse anche la storia della città sarebbe stata scritta in altro modo.