Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«Così faremo ripartire la Puglia»
Industriali e sindacati siglano un protocollo d’intesa: «Adesso tocca alla Regione»
Rimettere in moto la Puglia. Questo l’obiettivo di industriali e sindacati che si sono ritrovati a Bari per siglare un protocollo d’intesa che fissi dei punti fermi per il rilancio. «Ci sono 12 miliardi da sbloccare», dicono rivendicando «senso di responsabilità» e precisando che «adesso tocca alla Regione». Istituiti gruppi di lavoro in ogni settore.
Sindacati e industriali pugliesi uniti per rimettere in moto la Puglia che investe e vuole programmare il futuro. Perché qualcosa non va nella gestione della Regione Puglia guidata da Michele Emiliano ed è essenziale ritornare a spendere e investire sulle competenze. Tanto che Confindustria, Cgil, Cisl e Uil, hanno sottoscritto un protocollo d’intesa per rendere sistematiche le relazioni industriali. In altre parole imprese e lavoratori tornano a discutere di iniziative di crescita attivando dal basso un processo che il mondo della politica stenta a innescare. Sono sei i principali settori individuati sulle quali intervenire: infrastrutture (digitali e logistiche); turismo, agroindustria e industria creativa; rapporto energia-industria-ambientesicurezza, crisi aziendali; start-up innovative; piano nazionale e regionale Impresa 4.0. Ogni comparto prevede l’avvio di gruppi di lavoro specifici in grado di elaborare piani d’intervento da sottoporre alla Regione e alle altre istituzioni.
«Abbiamo dimostrato un alto senso di responsabilità — ha detto Domenico De Bartolomeo, presidente di Confindustria Puglia — definendo un percorso comune tra chi rappresenta le aziende e chi difende i lavoratori. Questo con l’obiettivo di presentarci alle istituzioni con un programma chiaro. Devo riconoscere che nel mondo delle imprese i lavoratori stanno operando a testa bassa dimostrando attaccamento reale alle performance complessive. Ora dobbiamo dare risposte certe e le istituzioni, a partire dalla Regione, devono supportare gli attori nel processo di investimento». «Il protocollo tra sindacati e aziende — ha aggiunto Giu- seppe Gesmundo, segretario generale della Cgil Puglia — non è un rito. Ci sono problemi in Puglia che vanno affrontati con determinazione. Perché si passa dall’eccellenza dell’aerospazio al rischio del caporalato. Qualcuno dovrebbe spiegare ai pugliesi perché nell’arco di dieci anni oltre trentamila giovani hanno lasciato la propria terra per studiare o trovare un’occupazione altrove. Dobbiamo recuperare il ritardo sulla spesa dei fondi comunitari e aprire un focus sugli investimenti che l’Acquedotto Pugliese (pari a 500 milioni) non è in grado di assicurare».
Per la segretaria generale della Cisl Puglia, Daniela Fumarola, occorre pensare al territorio: «Non è tempo di divisioni e le istituzioni dovrebbero sposare i principi di corresponsabilità e condivisione sulle scelte strategiche. In Puglia, purtroppo, registriamo alti tassi di litigiosità della politica». «Vorremmo parlare finalmente di cose concrete — ha sostenuto Aldo Pugliese, segretario generale della Uil di Puglia— e ci aspettiamo si realizzi una tale unità d’azione da avere massa critica utile per smuovere Regione ed enti locali sull’impiego di 7 miliardi di fondi comunitari 2014-20 e 5 miliardi del Patto per la Puglia».
Aziende e sindacali chiamano Emiliano, ma il governatore ha dimostrato, almeno sul tema Ilva, di snobbare Cgil, Cisl e Uil scegliendo il sindacato di riferimento: l’Usb («È l’unico che rappresenta gli interessi dei lavoratori», ha dichiarato a Taranto il magistrato in aspettativa). «È molto difficile definire il comportamento di Emiliano quando si comporta così — ha terminato Pugliese —, ma noi siamo persone responsabili perché pensiamo ai bisogni dei nostri iscritti». «Il governatore della Puglia guardi i numeri — ha commentato Fumarola — visto che quasi l’85% dei lavoratori del siderurgico ha espresso un voto democratico verso delegati di Cgil, Cisl e Uil. Il resto è solo baruffa che non risolve niente». «Ci sono i tavoli preposti per il confronto sull’Ilva — ha concluso Gesmundo — e le polemiche di Emiliano non aiutano. Anche noi vogliamo difendere lavoro e ambiente».