Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«Addicted», libro (e sito) sul mondo delle serie Tv
Oggi da Feltrinelli «Addicted», un libro stimolante di cinque giovani studiosi baresi
Secondo alcuni osservatori, quello delle serie televisive è un fenomeno sostitutivo della letteratura di massa. Il termine letteratura, coniato sulla parola scritta, è forse improprio, ma se pensiamo all’atavica esigenza di storie raccontate che accompagna sin dai primordi il genere umano, allora capiamo che il viscerale attaccamento con cui oggi si seguono le serie tv ha uno stretto collegamento con quel narrare che trasmigra nei secoli da supporto in supporto, dall’oralità primaria, al manoscritto, al testo tipografato, alla multimedialità cinematografica, televisiva e, infine, digitale.
I cinque autori che firmano il libro Addicted – Serie tv e
dipendenze (LiberAria, Bari 2017, pp. 136, euro 10) sono partiti da tale considerazione e hanno aggredito l’oggetto da diverse angolature disciplinari, convergendo però su un tema chiave: l’addiction, la dipendenza. Quella, innanzitutto, che tutti sperimentiamo quando consumiamo compulsivamente, grazie alle nuove modalità di fruizione personalizzata, vagonate di stagioni. La dipendenza, poi, dal budget, che permette a case di produzione più o meno grandi di produrre impegnativi prodotti seriali. La dipendenza, infine, delle serie tv da altre narrazioni, cinematografiche o letterarie, dalla musica, dalle culture di strada, al limite, da se stesse.
Curato dalla editor barese Carlotta Susca, il libro propone cinque rapidi saggi e, a differenza di altri titoli sul tema, non ambisce a porsi come esauriente trattazione teorica, semiologica, filosofica o massmediologica che sia, ma propone spunti interessanti, destinati a un lettore curioso. Michele Casella propone ad esempio il tema della dipendenza delle serie dalla musica, dal suono, persino dal rumore: da mera colonna sonora, musica e suoni diventano materiali di un’opera multimediale contigua all’arte contemporanea. È certo il caso di
Twin Peaks e dei suoi leitmotiv coi quali David Lynch e Angelo Badalamenti intrecciano le vicende sin dalla prima, storica serie. Per non parlare della forte connotazione sensoriale di suoni e rumori esplosa, ventisei anni dopo, nell’attesa terza stagione, i cui episodi si concludevano con live di artisti vari, a comporre una playlist in progressivo svelamento.
Leonardo Gregorio, in apertura, tratteggia i rapporti di filiazione, ma anche di tradimento, tra la serie tv e il grande schermo, con gli esempi, tra gli altri, di Fargo, riuscito, o del davvero deludente Minority Report. Marika Di Maro riporta il discorso ai fondamenti narratologici delle storie, delle trame, dei personaggi, dimostrando come la moderna narrazione multimediale sia la realizzazione visuale della primordiale necessità di storie raccontate, di cui dicevamo. Jacopo Cirillo affronta la dipendenza dalle serie tv, distinguendone i diversi gradi, dall’euforia empatica alla disforia repulsiva, con i quali questi complessi organismi narrativi allacciano lo spettatore. La curatrice Carlotta Susca chiude il libro, e non poteva essere diversamente, con il tema della fine, della conclusione, di quel definitivo The End a cui il romanzo tradizionale e la narrazione cinematografica ci avevano assuefatti e che, con la serialità multimediale, si trasforma invece in una sconcertante apertura infinita.