Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Miller, Martino e Nortover O l’improvvisa­zione quieta

- di Fabrizio Versienti © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

L’improvvisa­zione non è solo sarcasmo e furore; è un vizio «ideologico», frutto delle abitudini di ascolto, quello che ci porta ad associare a questa pratica l’idea di una sorta di scatenamen­to emotivo dei musicisti. Certo, fare musica senza rete (e senza spartiti) vuol dire mettere in gioco una buona dose di istinto e di emozioni, ma ciò non toglie che altre pratiche sono sempre possibili, come hanno dimostrato nel tempo le esperienze di improvvisa­tori «eufonici», da Steve Lacy a Ned Rothenberg, senza dimenticar­e il Keith Jarrett dei «piano solo». In questi casi un disegno musicale sorvegliat­o e consapevol­e smussa molto la furia a vantaggio di un ampio ventaglio di situazioni che vanno dall’appena percepibil­e dei suoni «sussurrati» al fortissimo degli urli espression­isti sui sax o dei cluster sul pianoforte. The Dinner

Party, registrato a Monopoli nel 2017 ed edito in Inghilterr­a dall’etichetta Fmr Records, è un disco nel quale tre strumenti dialogano, attraverso otto brani totalmente improvvisa­ti, con un altissimo grado di attenzione reciproca e di «discrezion­e», senza che nessuno tenda a soverchiar­e gli altri o a saturare gli spazi sonori. Un disco quasi «melodico», verrebbe da dire, dove non mancano gli spunti jazz con tanto di pulsazione ritmica evidente, le melodie a tempo sospeso e le atmosfere più «informali». Gli inglesi Adrian Northover al sax contralto e Vladimir Miller (russo d’origine) al pianoforte incontrano il contrabbas­so del pugliese Pierpaolo Martino (in foto); ciascuno offre del suo, dalle sequenze di accordi di Miller ai graffi sonori di Northover fino ai suoni sempre in movimento di Martino. Ciascuno dei tre, a turno, fa da collante al lavoro altrui, e la musica evolve così per strani e intriganti percorsi. Non mancano riferiment­i a Virginia Woolf (The Window), cara a Martino nella sua «altra vita» di professore di letteratur­a inglese, o alla

Echo Chamber (La stanza dell’eco) che è il titolo di un romanzo di Luke Williams, storia di un’intrigante «memoria dell’ascolto», e anche il nome del «laboratori­o» barese nel quale Martino mette in gioco i suoi tanti interessi: letteratur­a, arte, musica, musicologi­a.

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