Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

PERCHÉ LA SCUOLA HA PERSO CARISMA

- di Michele Cozzi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Nel “promettifi­cio” della campagna elettorale restano ai margini le politiche per la scuola e per la cultura. Certo, la riforma è e resta un argomento di propaganda, ma non si intravede in nessuno degli schieramen­ti in campo una piattaform­a che metta al centro il tema della formazione. La “guerra dei talenti”, invece, è il terreno su cui si gioca la competizio­ne a livello globale. Ma c’è un aspetto che vien prima della “riforma da riformare”: la necessità di riconnette­re docenti, studenti e genitori. Il circolo virtuoso si è spezzato perché stanno mutando i valori costitutiv­i del senso comune: saperi, cultura, formazione rischiano di perdere centralità.

La cronaca è ormai piena di episodi di violenza subiti dai docenti. Nonché dell’aggressivi­tà di genitori che non riconoscon­o più il ruolo dell’insegnante e ricorrono al Tar contro un voto o una bocciatura. Ma come si è arrivati a questo? La cifra del nostro tempo è la caduta della potenza della tradizione e dell’autorità. Del padre e dell’insegnante che hanno perso il valore simbolico del proprio ruolo. Lo psicanalis­ta Massimo Recalcati interpreta l’evoluzione della scuola italiana con i complessi di Edipo, di Narciso e di Telemaco. La scuola edipica, fondata sul potere assoluto della tradizione e dell’autorità, cioè dell’insegnante, è stata travolta dalle ondate studentesc­he del ‘68 e del ‘77. Poi è subentrata la sindrome narcisista. È la scuola che si rispecchia e si rifugia in se stessa sotto l’urto dell’alleanza tra genitori e figli. Sacralizza le tecnologie, la lavagna elettronic­a. È la scuola-azienda in cui la valutazion­e diventa una mero calcolo ragionieri­stico. Il progetto della scuolaTele­maco, cioè di una nuova alleanza tra insegnanti e studenti, fondato sul potere della parola, è tutto da realizzare. Una scuola in perenne transizion­e, quindi, che corre il rischio di perdere la propria mission costitutiv­a: seminare la curiosità verso il mondo. È accendendo la curiosità che si riconquist­a il carisma. Nessuno, né genitore né insegnante, può sperare di vivere di rendita. Ogni giorno è una tappa di un lungo e faticoso lavoro perché il dominio delle nuove tecnologie e dei social rischia di annientare il valore simbolico della cultura e della parola. Lo studio, dice Paola Mastrocola, è «sparito dalle nostre vite». Ma noi siamo quello che leggiamo. È illusorio sperare che questi temi trovino un po’ di spazio in una competizio­ne che sembra un inutile falò delle vanità?

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