Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Renzi suona la carica al Pd «Da qui la nostra rimonta» Emiliano resta in disparte
L’abbraccio con Emiliano però la freddezza resta Il governatore non prende la parola
Renzi arriva in Puglia per spronare il Pd: «Andate a cercare le persone: dobbiamo essere il primo partito e il primo gruppo parlamentare». In una piccola ma affollata sala elenca i successi del governo e attacca gli avversari, a cominciare dalla «sinistra radicale: un voto a loro è un voto a Salvini». Reagisce Leu:«È una estorsione ai danni della libertà di voto».
«Andate a cercare le persone, non cedete alla cultura dell’odio, metteteci cuore e sorrisi». Matteo Renzi da Bari sprona i militanti e fare in modo che col voto del 4 marzo il Pd sia «primo partito e primo gruppo parlamentare». Il Pd, però, ha paura. Lo si intuisce dal luogo scelto per accoglierlo: è la bellissima “Officina degli esordi”, luogo di co-working finanziato dalla Regione negli anni scorsi. Decisamente piccola per la manifestazione: il timore di scarsa affluenza ha indotto gli organizzatori (il sindaco Antonio Decaro e il segretario Marco Lacarra) a tenere il profilo basso. La conseguenza è la formidabile ressa che si crea all’arrivo di Renzi, circondato dalla scorta e da decine di sgomitanti fotografi. L’effetto riempimento è assicurato e l’ex premier trova modo di sorridere della confusione. «Eravate abituati - dice - a veder litigare me con Emiliano. Invece io e Michele abbiamo fatto pace e ora siamo noi a vedere litigare voi». Con il governatore c’è l’abbraccio a favore di telecamere. Emiliano lo ascolta in prima fila: applaude, sorride alle battute di Renzi ma il più delle volte è silenzioso e corrucciato. Se ne va senza prendere il caffé con il segretario (e tutti gli altri). Soprattutto se ne va senza che nessuno gli chieda di prendere la parola. Così prevede il format, si schermiscono gli organizzatori: parla solo Renzi, lo introduce per qualche minuto Decaro, la scena è tutta del leader.
«Abbiamo preso un Paese che era uno zimbello: ora c’è una prospettiva di sviluppo»
L’ex premier parte all’attacco: «Mancano 15 giorni: i sondaggi e il loro effetto depressivo son finiti. Mettiamoci il cuore, da Bari parte l’operazione primo posto: o noi o l’M5S. Ma chi volesse votare i 5 Stelle sappia che sono gli incompetenti che governano Roma, Torino, Livorno. Se vogliono vedere come si guida una città vengano a Bari». Poi l’ironia: «Chi vota per i grillini deve sapere che il voto per loro non è revocabile come uno dei loro bonifici (riferimento al caso dei mancati rimborsi, ndr)». Segue un graffiante video con un Totò d’annata, vigile infedele, che fa le multe e le dona «ai bisognosi». Ma chi sono i bisognosi, chiede il giudice nel film? «Io e la mia famiglia» risponde Totò. L’allusione ai 5 Stelle manda in visibilio la platea. Segue la critica al centrodestra con un filmato di Berlusconi in Tunisia nel 2011. L’ex cavaliere («in ottimo francese») spiega come saranno accolti i tunisini in Italia: lavoro, assistenza, scuola per i figli.
Renzi batte sul tasto dell’incoerenza e dell’inaffidabilità dei concorrenti. Vale lo stesso ragionamento quando ricorda che la firma sotto il trattato di Dublino (l’assistenza agli immigrati tocca al Paese nel quale sono sbarcati) l’ha apposta Berlusconi a nome del governo italiano. «Sembra che l’immigrazione sia nata per colpa del Pd, non è così». Di Salvini (mostrato mentre nel 2001 chiede i voti in una moschea, sempre il tasto dell’incoerenza) mette in luce «la cupezza». «Se non ha un reato di cui lamentarsi, trova altro: ora vorrebbe mettere la tassa sui robot, come se negli anni Sessanta avessero messo l’imposta sulla lavatrice». L’ultimo schiaffo è per la sinistra radicale di Leu: è l’invocazione del voto utile. «Chi vota per D’Alema vota per Salvini, basta vedere nel collegio di Bari». Dove Lacarra è opposto a Michele Laforgia (Leu) ma l’eletto potrebbe essere un esponente 5 Stelle o di centrodestra. «È un tentativo di estorsione ai danni della libertà di voto» è la replica indignata di Laforgia. Dal centrodestra, pizzicato da Decaro, replica il senatore Massimo Cassano: «Il sindaco è ossessionato dal sottoscritto: pensi alla città allo sbando». Renzi, invece, tra una stilettata e l’altra, riepiloga i «successi del governo Pd»: l’aumento del Pil, la considerazione in Europa, i provvedimenti per contrastare l’immigrazione, le leggi sui diritti civili. Anche la scuola. «Ho avuto talento a mettermi contro gli insegnanti con 9 miliardi di investimento. Tuttavia ora abbiamo 132 mila docenti di ruolo in più».