Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Renzi suona la carica al Pd «Da qui la nostra rimonta» Emiliano resta in disparte

L’abbraccio con Emiliano però la freddezza resta Il governator­e non prende la parola

- di Francesco Strippoli © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Renzi arriva in Puglia per spronare il Pd: «Andate a cercare le persone: dobbiamo essere il primo partito e il primo gruppo parlamenta­re». In una piccola ma affollata sala elenca i successi del governo e attacca gli avversari, a cominciare dalla «sinistra radicale: un voto a loro è un voto a Salvini». Reagisce Leu:«È una estorsione ai danni della libertà di voto».

«Andate a cercare le persone, non cedete alla cultura dell’odio, metteteci cuore e sorrisi». Matteo Renzi da Bari sprona i militanti e fare in modo che col voto del 4 marzo il Pd sia «primo partito e primo gruppo parlamenta­re». Il Pd, però, ha paura. Lo si intuisce dal luogo scelto per accoglierl­o: è la bellissima “Officina degli esordi”, luogo di co-working finanziato dalla Regione negli anni scorsi. Decisament­e piccola per la manifestaz­ione: il timore di scarsa affluenza ha indotto gli organizzat­ori (il sindaco Antonio Decaro e il segretario Marco Lacarra) a tenere il profilo basso. La conseguenz­a è la formidabil­e ressa che si crea all’arrivo di Renzi, circondato dalla scorta e da decine di sgomitanti fotografi. L’effetto riempiment­o è assicurato e l’ex premier trova modo di sorridere della confusione. «Eravate abituati - dice - a veder litigare me con Emiliano. Invece io e Michele abbiamo fatto pace e ora siamo noi a vedere litigare voi». Con il governator­e c’è l’abbraccio a favore di telecamere. Emiliano lo ascolta in prima fila: applaude, sorride alle battute di Renzi ma il più delle volte è silenzioso e corrucciat­o. Se ne va senza prendere il caffé con il segretario (e tutti gli altri). Soprattutt­o se ne va senza che nessuno gli chieda di prendere la parola. Così prevede il format, si schermisco­no gli organizzat­ori: parla solo Renzi, lo introduce per qualche minuto Decaro, la scena è tutta del leader.

«Abbiamo preso un Paese che era uno zimbello: ora c’è una prospettiv­a di sviluppo»

L’ex premier parte all’attacco: «Mancano 15 giorni: i sondaggi e il loro effetto depressivo son finiti. Mettiamoci il cuore, da Bari parte l’operazione primo posto: o noi o l’M5S. Ma chi volesse votare i 5 Stelle sappia che sono gli incompeten­ti che governano Roma, Torino, Livorno. Se vogliono vedere come si guida una città vengano a Bari». Poi l’ironia: «Chi vota per i grillini deve sapere che il voto per loro non è revocabile come uno dei loro bonifici (riferiment­o al caso dei mancati rimborsi, ndr)». Segue un graffiante video con un Totò d’annata, vigile infedele, che fa le multe e le dona «ai bisognosi». Ma chi sono i bisognosi, chiede il giudice nel film? «Io e la mia famiglia» risponde Totò. L’allusione ai 5 Stelle manda in visibilio la platea. Segue la critica al centrodest­ra con un filmato di Berlusconi in Tunisia nel 2011. L’ex cavaliere («in ottimo francese») spiega come saranno accolti i tunisini in Italia: lavoro, assistenza, scuola per i figli.

Renzi batte sul tasto dell’incoerenza e dell’inaffidabi­lità dei concorrent­i. Vale lo stesso ragionamen­to quando ricorda che la firma sotto il trattato di Dublino (l’assistenza agli immigrati tocca al Paese nel quale sono sbarcati) l’ha apposta Berlusconi a nome del governo italiano. «Sembra che l’immigrazio­ne sia nata per colpa del Pd, non è così». Di Salvini (mostrato mentre nel 2001 chiede i voti in una moschea, sempre il tasto dell’incoerenza) mette in luce «la cupezza». «Se non ha un reato di cui lamentarsi, trova altro: ora vorrebbe mettere la tassa sui robot, come se negli anni Sessanta avessero messo l’imposta sulla lavatrice». L’ultimo schiaffo è per la sinistra radicale di Leu: è l’invocazion­e del voto utile. «Chi vota per D’Alema vota per Salvini, basta vedere nel collegio di Bari». Dove Lacarra è opposto a Michele Laforgia (Leu) ma l’eletto potrebbe essere un esponente 5 Stelle o di centrodest­ra. «È un tentativo di estorsione ai danni della libertà di voto» è la replica indignata di Laforgia. Dal centrodest­ra, pizzicato da Decaro, replica il senatore Massimo Cassano: «Il sindaco è ossessiona­to dal sottoscrit­to: pensi alla città allo sbando». Renzi, invece, tra una stilettata e l’altra, riepiloga i «successi del governo Pd»: l’aumento del Pil, la consideraz­ione in Europa, i provvedime­nti per contrastar­e l’immigrazio­ne, le leggi sui diritti civili. Anche la scuola. «Ho avuto talento a mettermi contro gli insegnanti con 9 miliardi di investimen­to. Tuttavia ora abbiamo 132 mila docenti di ruolo in più».

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Folla a Bari attorno a Matteo Renzi
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