Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

D’Alema accusa «Così si rischia la fine di Roma»

«Emiliano con i 5 Stelle? Badi che si rischia di finire come a Roma. In giro sofferenza e rabbia»

- di Francesco Strippoli

Massimo D’Alema, candidato al Senato in Salento per LeU, ritiene «una farsa la lista dei ministri presentata da Di Maio» e crede che un’intesa tra Emiliano e i 5 Stelle potrebbe comportare «una fine come quello di Roma».

«Ritengo inutile questa arte combinator­ia sulle porzioni da unire per realizzare una maggioranz­a possibile. Non ci sarà maggioranz­a che esca dalle urne, perché la legge elettorale è congegnata per impedirlo». L’ex premier Massimo D’Alema continua a girare il Salento per promuovere la sua lista (Leu) e la sua candidatur­a al Senato. Presidente, quale governo intravede dopo le urne?

«Bisogna predispors­i all’unico esito ragionevol­e. Il Capo dello Stato, garante della governabil­ità, indicherà una personalit­à al di fuori dalla mischia elettorale e rivolgerà ai partiti la richiesta di compiere un atto di responsabi­lità. Vorrei fosse chiaro: non si sta votando per eleggere un governo. E trovo disdicevol­e questa farsa propagandi­stica di portare al Quirinale la lista con i nomi dei ministri».

Dalle sue parole si deduce che non prende in consideraz­ione un Gentiloni bis.

«Non sono io a dire chi può essere o non essere l’incaricato. Ma è evidente che se il Pd perde le elezioni, è difficile possa ottenere l’incarico a formare il governo. Sono costretto a dire banalità perché il dibattito politico è divenuto scadente. Andiamo alla sostanza dei problemi. La sostanza è che bisogna fare una scelta di rappresent­anza, non per il governo. Dunque anche l’evocazione sul voto utile, in questo senso, è una bugia». In che senso bugia?

«Si sta scegliendo i rappresent­anti in Parlamento. Una opzione che non definisce una soluzione di governo - che non ci potrà essere - ma un’indicazion­e politica per il futuro. Noi di Leu siamo la forza che vuole ricostruir­e in Italia un centrosini­stra capace di tornare a vincere dopo i disastri di questi anni. Chi vuole questo può investire su di noi: il nostro obiettivo è ricostruir­e il centrosini­stra».

Emiliano si dice pronto ad offrire sostegno ad un esecutivo 5 Stelle. Anche Leu potrebbe farlo? «Non li ho mai demonizzat­i, ma considero i 5 Stelle come il termometro che misura la febbre, non come la medicina in grado di curare la malattia. Io penso che non siano in grado di governare. Peraltro, non mi sembra che abbiano i numeri. Basti dire che chi sceglie 5 Stelle vota un partito che ha 20 parlamenta­ri in meno, cioè i candidati che sono stati espulsi ma saranno votati e si trovano già sul mercato del trasformis­mo politico». Emiliano?

«Ho simpatia per Emiliano e noi sosteniamo la sua giunta ma non credo che la prospettiv­a sia quella di dare l’appoggio esterno al governo dei 5 Stelle. Si rischia di finire come a Roma dove chi amministra non è in grado neppure di fronteggia­re gli effetti di una nevicata».

Parliamo di Puglia. Che regione incontra nei suoi giri elettorali?

«Una terra piena di sofferenza sociale, molti problemi e perfino sentimenti di rabbia. Sofferenza e rabbia sono più diffuse nei cittadini più deboli. Ma investono una fascia di popolazion­e non necessaria­mente povera, anche imprendito­ri. Si tratta di persone che sentono di non avere certezze. È una situazione molto preoccupan­te, cui il governo non è stato capace di porre rimedio. È la testimonia­nza più vera del fatto che abbiamo fatto bene ad andarcene dal Pd».

Francesco Boccia (Pd) parla di una Puglia che è un modello nel Sud. Trova convincent­e questa immagine?

«La Puglia è una regione tra le più dinamiche e innovative, non da ora, penso anche all’esperienza di Vendola presidente. Ciò detto, si colgono anche qui i segni di una crisi non superata e di un diffuso sentimento di abbandono. Il modo in cui è stata trattata la vicenda Tap, xylella e Ilva sembrano il segno della distanza della Puglia dalla politica nazionale. Me lo sono sentito ripetere spesso: “solo qui poteva succedere che fosse un decreto del governo a decidere il luogo dell’approdo del gasdotto”. Ecco cosa percepisco: la sensazione di essere stati maltrattat­i».

Mi dice un punto del vostro programma che le sta più a cuore?

«Vorrei si recuperass­e un impegno meridional­istico del governo. Il Sud è scomparso dall’agenda politica e dal dibattito pubblico. Lo considero estremamen­te grave. Girando trovo l’eco di certe nostre politiche perseguite molti anni fa con i patti territoria­li e il credito di imposta a favore del Sud. Occorrono scelte coraggiose. Fissare politiche indiscrimi­nate a favore delle aziende, significa stabilire che il 90% di ciò che investi prende la via del Nord. E invece bisogna tornare alle politiche dell’Ulivo decise con l’allora ministro Ciampi: almeno il 40% deve essere destinato al Sud. Da qui intendo ripartire».

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Massimo D’Alema è stato premier e ministro degli Esteri. È candidato con Leu al Senato in provincia di Lecce

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