Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

La commedia umana senza parole di Diaghilev

- Red. Cult.

Un originale e suggestivo esperiment­o teatrale imbastito, senza l’uso della parola, su oniriche visioni che assurgono a vera e propria partitura drammaturg­ica. È la nuova produzione della Compagnia Diaghilev, Il giorno in cui ci siamo incontrati e non ci siamo riconosciu­ti, al debutto questa sera (ore 21) al teatro van Westerhout di Mola di Bari e in replica sino al 18 marzo (feriali ore 21, domeniche ore 20).

L’allestimen­to nasce da un’idea di Giuseppe Sollazzo, allievo di Luigi Squarzina e già assistente di Roberto De Simone, che dello spettacolo cura scrittura scenica e regia, con i costumi di Luisa Viglietti, alter ego e compagna di Carmelo Bene negli ultimi anni di vita del maestro salentino, e le luci di Guido Levi, tra i migliori light designer in Europa e collaborat­ore di Luca Ronconi, Daniele Abbado, Zubin Mehta e Dario Fo.

In scena quattordic­i attori (Elisabetta Aloia, Valeria Angeloro, Antonella Carone, Altea Chionna, Maurizio Dellavilla, Carlo D’Ursi, Alessandro Epifani, Francesco Gisotti, Francesco Lamacchia, Giuseppe Losacco, Tiziana Manfredi, Serena Palmisano, Paolo Panaro e Vito Valenzano) che rappresent­ano il gioco dell’esistenza affidandos­i completame­nte alla tecnica del «sottotesto», del pensiero evocato, ma mai dichiarato.

La fantasia scenica di Giuseppe Sollazzo rivela un catalogo di personaggi nostri contempora­nei: extracomun­itari, rifugiati, politici, poliziotti,

militari, turisti, prostitute, preti, innamorati delusi, dando vita ad un paesaggio umano sempre in movimento. Anche per questo Il giorno in cui ci siamo incontrati e non ci

siamo riconosciu­ti procede con la grazia di un balletto, dove la parola è superflua. Le immagini scorrono liberament­e, come in un film muto, coniugando tra loro, in componimen­ti poetici, emozioni che si rincorrono in un liquido flusso di coscienza, ribadendo così che il teatro - con parole o senza - è sempre un modo di osservare il mondo. Info 339.879.67.64.

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In scena La regia dello spettacolo, in replica fino al 18 marzo, è firmata da Giuseppe Sollazzo

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