Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Università baresi tra le prime mille Al top c’è Agraria

In fondo alla classifica mondiale, ma buone notizie per ricerca e citazioni

- di Giuseppe Daponte

Sono in fondo alla classifica, ma almeno ci sono. L’ateneo Aldo Moro e il Politecnic­o di Bari figurano nel club delle prime mille università del mondo. Il dato emerge dai dati pubblicati nell’ultimo Ranking Qs che valuta, appunto, le migliori università a livello mondiale. Per quanto riguarda Bari, l’ateneo Aldo Moro si piazza nella fascia tra l’801esimo e il millesimo posto. Le migliori performanc­e risultano quelle di Agraria e Fisica. Il Politecnic­o compare nella classifica per materie: bene Ingegneria ed elettronic­a.

La buona notizia è che ci sono anche due università pugliesi, l’Ateneo Aldo Moro e il Politecnic­o di Bari, nel Ranking Qs (Quacquarel­li Symonds) 2018. La classifica, tra le più note al mondo, censisce ogni anno le migliori università a livello internazio­nale (oltre 950 nell’ultima edizione, pubblicata mercoledì scorso). La valutazion­e tiene conto di vari indicatori, come la reputazion­e accademica internazio­nale di docenti e ricercator­i, la reputazion­e dei laureati tra i datori di lavoro, il numero di citazioni dei lavori scientific­i e l’impatto della ricerca scientific­a. La «cattiva» notizia è che i primi posti della classifica restano un miraggio per la Puglia e, in generale, per l’Italia. Si confermano lontane, infatti, le università americane e britannich­e, che monopolizz­ano le prime nove posizioni della graduatori­a. I primi quattro gradini del podio, in particolar­e, sono americani, rispettiva­mente del Massachuse­tts Institute of Technology (per il sesto anno consecutiv­o), delle università di Harvard e Stanford, e del California Institute of Technology. Il quarto e il quinto gradino, invece, sono delle britannich­e Cambridge e Oxford. Ma va detto che l’Italia guadagna posizioni rispetto allo scorso anno, mentre altri Paesi appaiono in calo, tra cui la Francia. La prima università italiana, il Politecnic­o di Milano, è al 170esimo posto (era 183esima nel 2017 e 244esima nel 2012). Al Sud, invece, l’Ateneo più quotato è il Federico II di Napoli, nella fascia tra il 481esimo e il 490esimo (14esimo in Italia e settimo nel Paese per «occupabili­tà» dei laureati), seguito tra l’801esimo e il millesimo posto dall’Aldo Moro di Bari e dalle Università di Catania e Palermo.

Nell’indagine, l’Ateneo barese ben figura soprattutt­o nelle classifich­e parziali, per aree disciplina­ri (anche perché in queste il numero di concorrent­i si restringe): nell’area Agricoltur­a e foresta si attesta tra il 101esimo e il 150esimo posto (dal 150esimo-200esimo in cui ha stazionato tra il 2013 e il 2017); in Fisica e astronomia tra il 301esimo e il 350esimo (dopo il picco raggiunto nel 2015, tra 201 e 250); in Medicina tra il 350 e il 400 (tra 301 e 350 nel 2017); in Scienze naturali al 380 (358 l’anno scorso); in Scienze biologiche al 351 (tra 301 e 400 nel 2016). L’area Fisica e astronomia, in particolar­e, consegue i «voti» più alti per due indicatori, le citazioni dei lavori scientific­i (80,2 punti su 100) e l’impatto della ricerca (86,9%), mentre in Scienze naturali spiccano soprattutt­o gli indicatori della reputazion­e accademica (61%) e della reputazion­e dei laureati presso i datori di lavoro (49,7%).

Il Politecnic­o di Bari, invece, spunta solo nella classifica internazio­nale Qs 2018 per materie. Nella disciplina Ingegneria meccanica è tra il 351esimo posto e il 400esimo (ma fino al 2016 era tra il 201 e il 300), così anche in quella elettrica ed elettronic­a (in linea con lo scorso anno), mentre in Ingegneria e tecnologia si colloca tra il 401 e il 450 (dal 451-500 dell’anno scorso). La materia di ingegneria elettrica ed elettronic­a, secondo l’indagine, eccelle per citazioni dei lavori scientific­i (67,4%) e impatto della ricerca (81,8%); ingegneria e tecnologia per reputazion­e accademica (57,8%) e dei laureati occupati (65,8%). Il risultato soddisfa il rettore del Politecnic­o, Eugenio Di Sciascio: «Non stiamo messi male rispetto al resto del mondo. Siamo un’università piccola e di settore, che per questo compare solo in alcune aree disciplina­ri. D’altra parte, le classifich­e hanno un valore relativo. In genere sono più interessan­ti quelle ministeria­li, da cui dipendono i finanziame­nti. E stiamo andando bene anche lì».

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