Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Taranto, i riti delle tradizioni
Dalle «troccole» di legno ai «perdùne»: ecco l’elenco di tutte le manifestazioni Il momento clou sarà l’uscita dei componenti della Confraternita del Carmine
La musica delle marce funebri, il suono delle «troccole» di legno, il ritmo lentissimo dei confratelli incappucciati che procedono per ore a piedi nudi dondolando, le antiche statue, i simboli sacri, la luce dei ceri, il profumo dei taralli che si sprigiona dalle case dei suggestivi vicoli del centro storico. I riti della Settimana Santa, a Taranto, sono uno spettacolo di fede e devozione popolare che si ripete, quasi immutabile, da centinaia di anni. Da quando, cioè, i dominatori spagnoli introdussero in Puglia, intorno al 1500, i loro riti legati alla Passione.
La partecipazione con la quale tutta la città vive questi momenti, in realtà, lascerebbe pensare che tutto sia nato qui, che la necessità di invocare il perdono del Signore attraverso il ripetersi di questi gesti faccia parte da sempre dell’animo dei tarantini. Risulta difficile, altrimenti, spiegare come mai, ancora nel 2018, questa tradizione riesca a sopravvivere con tale forza. Il momento che dà il via ufficiale al clou della Settimana Santa è l’uscita dei componenti della Confraternita del Carmine, alle 17 del Giovedì Santo, dall’omonima chiesa.
I «perdùne», così chiamati in ricordo dei pellegrini che si recavano a Roma per chiedere il perdono di Dio, danno inizio al pellegrinaggio negli altari della reposizione, detti popolarmente «sepolcri».
Indossano lunghe tuniche bianche. Sulle spalle una mantellina, la mozzetta, color crema e un cappello nero, calato sulla schiena. La testa è infatti coperta da un cappuccio con due piccoli fori all’altezza degli occhi. Sfilano per le stradine in coppia procedendo a passo lentissimo, con un ritmo dondolante, la «nazzecata». Fanno ritorno nella Chiesa del Carmine a mezzanotte quando i membri della Confraternita di San Domenico e della Madonna Addolorata danno il via alla loro processione, aperta dal «Troccolante», che detta il ritmo suonando la troccola, una tavoletta di legno intarsiato con maniglie di ferro e i simboli della Passione (leggermente diverse per le due Confraternite). Portano in spalla la statua della Vergine, fissata su una base di legno, fino al pomeriggio del Venerdì Santo. Per compiere il loro tragitto, di circa 4 chilometri, impiegano più di 10 ore. L’ultimo rito è quello dei Misteri, che percorre le vie del centro tarantino fino al mattino del Sabato Santo, con sette statue, tra cui quella dell’Addolorata.
Anche qui i «perdùne», a piedi nudi, procedono al ritmo della troccola e spesso hanno sopportato grandi sacrifici per il loro posto in processione. Del resto per poter avere l’onore di trasportare i simboli sacri, soprattutto la Statua dell’Addolorata e di Gesù Morto, i confratelli partecipano ad una vera e propria gara, la Domenica delle Palme. Un’asta combattutissima, perché sottoporsi alla penitenza ha un valore inspiegabile.
Sette statue Ultima celebrazione è quella dei «Misteri» con un percorso nelle vie del centro