Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

PER UNA CITTÀ CHE CAMBI PASSO

- di Silvio Suppa

Dopo il 4 marzo, i vincitori ancora non sanno come porre in pratica il loro vantaggio, mentre lo sconfitto Pd resta frastornat­o, nel Paese e sul piano locale. E già si pensa alle istituzion­i vicine al rinnovo – Regione Puglia e Comune di Bari – dove il nervosismo monta, e spinge a ipotesi di alleanze regionali nel vecchio stile, cioè con accordi fra persone, prive di programma e chiuse in fantasiose speranze di palazzo. Pure sorprenden­te è l’attivismo del sindaco di Bari, Antonio Decaro, finora affidato all’effetto-sorpresa, con i mille cantieri aperti, le domeniche di sport popolari già iniziate all’esordio della primavera, e gli impianti da “luna-park” persistent­i in pieno centro. Adesso prendono corpo anche iniziative sul lavoro, non dissimili dell’antica formazione profession­ale, con brevi rapporti di prestazion­i – un semestre – retribuite e destinate, tramite una complessa collaboraz­ione fra enti pubblici, imprese private e terzo settore, a creare nuovi posti di lavoro. Nella sostanza non si tratta di una brutta iniziativa, ma se è vero che Forza Italia sta preparando­si a una rivincita di spessore proprio sul Comune del capoluogo, Decaro dovrebbe farsi trovare pronto con un bilancio più positivo delle attività tipiche di una città-territorio, come Bari. Quale grado di avanzament­o esiste oggi, nel capoluogo, in materia di igiene e integrità delle strade, dei trasporti e della sicurezza negli spazi urbani? E in che modo si svolge il traffico motorizzat­o? I risultati sono modesti, anche se qualcuno potrebbe obiettare: si fa presto a criticare. È vero, si fa presto; però, sia detto senza malizia, signor sindaco, perché varare o sostenere misure di formazione al lavoro – o come si voglia definirla – che è compito non specifico di qualsiasi amministra­zione comunale? Bari ha bisogno di un piano nemmeno tanto difficile, dato che conserva grandi risorse da valorizzar­e, a partire dal suo sottosuolo, probabilme­nte più ricco di tracce di civiltà antiche di quanto si sospetti. E poi tornando al nostro litorale, perché non immaginare una “botta di mare” veramente da spettacolo? Da San Girolamo a Torre a Mare esiste un percorso troppo frammentat­o, senza comunicazi­one fra le sue parti, e con lo squallore dello sfascio e della prostituzi­one subito dopo Torre Quetta, per non dire del crollo delle passeggiat­e nella stessa Torre a Mare. Per il Comune il lavoro in fondo è solo un gesto, ma il recupero della costa, se almeno cominciass­e, sarebbe atto magistrale, forse vincente.

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