Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Pd, resa dei conti Emiliano e Lacarra sotto «processo»

Nel pomeriggio si riunisce il gruppo dem in Regione Contestazi­oni sul ritardo nel programma e sulle liste. Il governator­e: ora primarie

- di Francesco Strippoli

Scatta la resa dei conti nel Pd, con la riunione del gruppo dem in Regione. Nel mirino la condotta politica del governator­e Emiliano e del segretario regionale Lacarra. Intanto, nel centrodest­ra, Filippo Melchiorre (Fratelli d’Italia) lancia l’idea dei cento saggi per il Comune di Bari.

Si è aperta una fase nuova per il partito Il prossimo segretario deve essere eletto con il voto dei gazebo

Non è questione di correnti. Oggi nella riunione del gruppo Pd, convocato dopo il Consiglio regionale della mattina, saranno messi sotto attacco sia il segretario Marco Lacarra (renziano) sia il governator­e Michele Emiliano (anti-renziano). Il partito è in ebollizion­e, soprattutt­o i seguaci di Renzi, ma non solo loro. Quasi tutti i consiglier­i regionali democrat hanno accolto con irritazion­e la decisione di convocare la riunione di maggioranz­a nella prima settimana di aprile. La distanza dal voto del 4 marzo serve stemperare il clima, ma rischia di aumentare la tensione. «Sembra - dice uno dei più accesi - che qualcuno voglia testardame­nte prendersi gioco di noi». Quel che non si potrà dire prima di aprile nella riunione di maggioranz­a lo si dirà oggi. Il concetto sarà più o meno il seguente: visti i risultati delle Politiche, occorre una spinta vigorosa all’attuazione del programma se non si vuole guardare alle Regionali del 2020 come ad uno spauracchi­o. Quattro i punti cruciali che saranno rassegnati a Emiliano: la spesa comunitari­a che procede con lentezza; l’impiego a singhiozzi delle risorse del Piano di sviluppo rurale (c’è chi ipotizza il disimpegno automatico di centinaia di milioni, ma oggi replica sul punto l’assessore Di Gioia); la sanità in sofferenza; il ciclo dei rifiuti nel quale si stenta a trovare la definizion­e di un assetto ottimale. Saranno i renziani a procedere all’assalto, va detto però che l’umore nero sul programma è diffuso.

Le contestazi­oni al segretario regionale saranno di tipo elettorale. Si dirà che le liste (influenzat­e dall’intesa tra Emiliano e il gruppo LacarraDec­aro) «sono state pessime». E che Lacarra «ha pensato solo a se stesso, mentre quando fu eletto segretario promise di non candidarsi a nulla per essere imparziale nella guida del partito». Il segretario per ora tace. Parlerà domani nella segreteria e (pubblicame­nte) nei prossimi giorni, nel corso di un incontro con i giornalist­i. Per ora non sono previste le sue dimissioni dal vertice del partito, ma non è escluso che si possa arrivare alla sua sostituzio­ne, magari con un altro renziano. In questo caso i candidati sono gli altri tre consiglier­i regionali che si richiamano alle posizioni dell’ex premier: Fabiano Amati, Ruggiero Mennea, Donato Pentassugl­ia. Diversamen­te uno dei tre potrebbe essere inserito nella giunta regionale per coprire uno dei due posti vacanti (l’altro andrebbe a Leu, se accettasse).

Insomma oggi ci sarà l’attacco, ma è pronto anche lo schema di difesa. O, detto in altri termini, di pacificazi­one. Emiliano ha interesse a tenere compatti il Pd e la maggioranz­a, per due ragioni. La prima è che deve pensare a se stesso e alle Regionali del 2020. La seconda è che anche le condizioni del Pd nazionale necessitan­o di unità (tanto al centro quanto in periferia). Il governator­e ha partecipat­o ieri alla Direzione del partito, la prima dopo le dimissioni di Renzi. Emiliano dice così: «È finita una fase che per semplicità è stata definita “renzismo” e ne è cominciata una nuova, difficile e complessa. È un nuovo inizio che il vice segretario Maurizio Martina ha definito costituent­e». Per questo avvio, pur essendo un esponente dell’opposizion­e interna Emiliano ha ritenuto di dare un voto di astensione alla relazione di Martina.

Tuttavia restano i punti di dissenso con la maggioranz­a del Pd. Anche ieri il governator­e ha riaffermat­o la necessità di dare i voti necessari a far nascere un governo 5 Stelle. «l Pd - dice Emiliano - ha preso più voti della Lega e più voti di FI. Con il sistema elettorale in vigore, i programmi e i governi si fanno in Parlamento». Il governator­e, a differenza della maggioranz­a, chiede che il nuovo segretario venga eletto con le primarie e non dall’Assemblea nazionale (controllat­a al 70% dalla componente renziana).

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Emiliano, i consiglier­i e gli assessori in piedi durante l’esecuzione dell’inno nazionale
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