Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Bimbi non vaccinati via dagli asili
Due casi a Bari, sei in Puglia: scattano le prime espulsioni. A decine ammessi con riserva
Tre bambini non ammessi in classe a Foggia, uno in provincia di Taranto, due allontanati dalla scuola dell’infanzia a Bari, altri fatti entrare con riserva in Salento e nella Bat. Il giorno dopo la scadenza dell’ultimatum per mettersi in regola con l’obbligo vaccinale, i dirigenti degli asili prendono i primi provvedimenti di «espulsione». Intanto esplode la protesta dei malati di Sla che non ricevono dallo scorso mese di luglio l’assegno per le cure. Giovedì è in programma un sit-in sotto la presidenza della Regione.
Tre bambini non ammessi in classe a Foggia, uno in provincia di Taranto, due allontanati da una scuola dell’infanzia a Bari, altri fatti entrare con riserva in Salento e nella Bat. Il giorno dopo la scadenza dell’ultimatum per mettersi in regola con l’obbligo vaccinale sono ancora tanti i punti interrogativi in Puglia. Il problema riguarda potenzialmente circa 5 mila minori, il 5% della popolazione scolastica che, a fine febbraio, non risultava aver completato la vaccinazione esavalente. Il divieto di ingresso – ricordiamo - riguarda i piccoli di età inferiore ai 6 anni, mentre è prevista una sanzione pecuniaria per le famiglie degli alunni di età compresa tra i 6 ed i 16 anni che non hanno presentato il certificato di vaccinazione, copia del libretto vaccinale o, in alternativa, la semplice prenotazione rilasciata dalla Asl con l’impegno di consegnare in un secondo momento il certificato vero e proprio.
«Non c’è stata alcuna proroga», ha precisato il responsabile del Dipartimento Regionale per la Promozione della Salute Giancarlo Ruscitti. «Fa fede la circolare ministeriale. Comunque spetta ai dirigenti verificare nei singoli casi l’adempimento ed eventualmente prendere provvedimenti. In Puglia è stato raggiunto l’obiettivo che il governo nazionale si era prefissato. Erano anni che non si raggiungeva una percentuale simile e c’è da dire che fra i 5.000 non vaccinati di sicuro ce ne sono alcuni che per motivi di salute non devono sottoporsi alla vaccinazione perché, per esempio, immunodepressi».
In attesa di capire cosa sarebbe accaduto non tutti i dirigenti hanno usato però lo stesso metro, nonostante il presidente dell’Associazione Nazionale presidi, Antonello Giannelli, abbia detto che «non è una questione di presidi buoni o presidi cattivi, non c’è alcuna discrezionalità. I dirigenti scolastici applicano ciò che viene imposto dalla legge». La verità è che si è proceduto in ordine sparso. In alcune scuole i dirigenti sono stati inflessibili, in altre hanno concesso uno o più giorni alle famiglie consegnando lettere con l’invito a mettersi subito in regola, in altri casi ancora hanno riferito di attendere disposizioni da parte delle Asl.
«La situazione in Puglia è tremenda – riferisce Lucia D’Augelli, portavoce dell’associazione Insieme per crescere
ancora che si batte per il consenso informato e tiene a sottolineare di non essere una no vax – non tutti gli istituti hanno recepito la corretta interpretazione della circolare ministeriale e della legge. Qui la scadenza è in realtà il 30 aprile, perché la regione si è dotata di una anagrafe vaccinale e le scuole possono avvalersi di questa. I genitori non devono portare nessuna documentazione, sono le aziende sanitarie che devono informare le scuole. Molti dirigenti però non lo hanno capito. In alcuni casi è stata addirittura richiesta la certificazione vaccinale rilasciata dalle farmacie, che però possono consegnarla solo se tutte le vaccinazioni sono state fatte. Alcuni, attraverso le maestre, richiedono a voce ai genitori di produrre la documentazione violando la privacy, come ha messo in evidenza il Codacons che ha presentato un esposto in tutta Italia. Il garante ha dato l’autorizzazione a uno scambio di elenchi fra le scuole e le Asl. Sono gli istituti che devono scrivere ai genitori e invitarli a provvedere, ora invece i dirigenti vengono a conoscenza della situazione di ogni bambino e spesso c’è una ingerenza. Non far entrare in classe alcuni bambini è stato un trauma per loro e per i genitori. Stiamo assistendo a a un accanimento ingiustificato».
Ruscitti Erano anni però che non si avevano tanti vaccinati