Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Delitto di Catino, c’è un sospettato. Il rebus delle due pistole
Omicidio Scaglioso maturato per rancori familiari. Non si esclude l’ipotesi di un secondo killer in azione
C’è una persona fortemente sospettata dell’omicidio di Antonio Scaglioso, 43 anni, il pregiudicato assassinato lunedì pomeriggio in via Caravella a Catino. Una sparatoria che sembra essere maturata in ambito familiare. Il provvedimento di fermo potrebbe essere una questione di ore. Migliorano invece le condizioni della cognata della vittima (la sorella 43enne della moglie di Scagliuso) che pochi minuti prima della sparatoria è stata aggredita e picchiata con una mazza da baseball: nella mattinata di ieri è stata dimessa dal Policlinico e poi interrogata dalla polizia. Il suo racconto potrebbe essere determinante e dare una svolta alle indagini. Il pestaggio della donna prima e l’omicidio poi sono sicuramente collegati tra loro. Per questo gli inquirenti stanno cercando una risposta in ambito familiare, pur non escludendo del tutto la mano della criminalità. Dal momento che Scaglioso aveva un passato criminale di spessore: nel 2003 era stata coinvolto in una importante inchiesta antimafia che portò in galera il boss Carmine Piperis, al quale Scaglioso pare fosse ancora legato.
Gli interrogatori di parenti e amici sono durati tutta la notte e, oltre al sospettato numero uno, altri pregiudicati sono stati sottoposti alla prova dello stub. Emergono intanto altri particolari sulla dinamica dell’agguato: a sparare sarebbero state due armi: una pistola calibro 7,65 è stata trovata dalla squadra mobile qualche ora dopo l’omicidio. È possibile quindi che siano state due armi e che quindi i killer fossero almeno in due. Altresì non viene scartata la possibilità che la seconda arma appartenesse alla vittima che, probabilmente, non ha fatto in tempo a difendersi.
Durante il sopralluogo gli investigatori hanno trovato una decina di bossoli. Scaglioso è stato ferito a morte da almeno cinque proiettili esplosi con una pistola semiautomatica che l’hanno centrato all’altezza dell’addome.
Il pestaggio della donna sarebbe precedente all’omicidio, un dettaglio che porta gli inquirenti a ipotizzare che l’omicidio del 43enne sia stata la punizione per il torto subito dalla donna: in un primo momento si era ipotizzato che fosse stata la stessa vittima ad aggredire la donna poi vendicata con la sparatoria: un’ipotesi al momento non confermata dagli inquirenti. Ciò che invece sembra essere certo è che i due episodi di violenza siano maturati per vecchi rancori mai sopiti all’interno della famiglia.