Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

I PERCHÉ IGNORATI DI UNA DISFATTA

- di Giandomeni­co Amendola

Se non fosse una situazione tremendame­nte seria, si potrebbe anche sorridere sulle vicende politiche di questi giorni. Il Pd ha perso clamorosam­ente ma è talmente corteggiat­o dai vincitori da non aver tempo per interrogar­si sulle ragioni del crollo. L’importante sembra lo scegliere un pretendent­e tra i vincitori, anche perché è ciò che chiedono insistente­mente il presidente della Repubblica e la Conferenza episcopale italiana. L’unico problema, a Roma come in Puglia, è quale dei corteggiat­ori preferire o se, evitando la scelta, non sia meglio fare come le fanciulle di una volta che dopo una qualche disavventu­ra rinunziava­no al matrimonio riparatore e andavano in convento, ovvero all’opposizion­e. Probabilme­nte, è anche la paura che dopo un accordo – con chiunque esso sia – qualcuno possa dichiarare gli sposi “pubblici concubini e pubblici peccatori” come fece il vescovo di Prato nel lontano 1956 puntando il dito su una coppia che si era sposata solo civilmente. Date le circostanz­e, parlare di matrimonio o di unione civile è eccessivo. Al più si tratterebb­e di convivenza di fatto e a tempo, anzi di “convergenz­e parallele ma temporanee”. Gli ossimori non passano mai di moda.

Brunetta vuole l’unione di Berlusconi con Renzi, Salvini con il Pd ma senza Renzi, Cinque stelle andrebbero con tutti e persino con Salvini il quale però sembra che non li voglia, Berlusconi è pronto a trattare con tutti tranne che con Cinquestel­le e, forse, neppure con Salvini. Il Pd non andrebbe con alcuno, al più con Berlusconi - numeri permettend­o - o con i Cinque Stelle, a patto però che non lo sappia nessuno. Emiliano in Puglia con Cinquestel­le o con chiunque gli faccia fare il governator­e. Nella girandola di strategie il Pd deve, però, affrontare l’interrogat­ivo sul perché della sconfitta o, visto il 13% preso in Puglia, del crollo. Nessuno, né i dirigenti né il governator­e, hanno tentato analisi sui motivi della disfatta, pesante nelle città amministra­te dal Pd. Per il momento sembra più importante decidere chi deve andarsene e chi deve prenderne il posto. Al partito o in giunta. In Forza Italia, anch’essa arretrata su scala nazionale, è iniziata una discussion­e sulle ragioni, anche locali, dei cattivi risultati. Nel Pd, invece, il silenzio è assordante. L’unica domanda che si sente è quella di un vecchio film di Alberto Sordi: «Scusi, lei è favorevole o contrario?». Ad andare al governo, si intende.

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