Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Prima dei conti va recuperata la fiducia dei cittadini
Il futuro delle Ferrovie Sud Est non è roseo, ma almeno si allontana lo spettro del fallimento dopo la decisione di ammettere Bnl al voto sulla proposta di concordato (il giudice aveva in passato sospeso il voto per un’indagine su tre funzionari). Tutto bene, madama la marchesa? Sì e no. Dinanzi allo spettro del fall out, la tentazione di vedere il bicchiere mezzo pieno appare al di sopra di ogni perplessità.
Posti di lavoro salvaguardati, la continuità di un servizio che, nonostante gli evidenti buchi neri è di indubbia utilità per la comunità. Sono le ragioni che hanno spinto la Regione ad esprimere parere favorevole al salvataggio tramite il concordato e il presidente Michele Emiliano a parlare di «verminaio scoperchiato» della vecchia gestione dell’azienda Fse. Finita all’onore delle cronache in passato a più riprese. Per sprechi, abusi e inchieste. E ieri sono emersi nuovi particolari sul crac, con un dirigente della Banca nazionale del lavoro inibito per un anno nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla Procura di Bari.
La sostituzione del management e soprattutto il nuovo ruolo e l’intervento attivo di RfI, tramite assorbimento e non gara (aspetto tutt’altro che irrilevante) sono solo il primo passo per uscire dal tunnel in cui si era finita la Sud-Est.
Poi, c’è il bicchiere mezzo vuoto. Tutti gli errori e gli orrori del passato li pagano i cittadini con il denaro pubblico. Con i soldi per avviare il concordato (152 milioni per i creditori privilegiati) con le parti lese e per rilanciare un nuovo piano di investimenti: 150 milioni di euro da Ferrovie dello Stato, piano quinquennale di risanamento e poi 410 milioni di investimenti su treni, bus e infrastrutture. Sono questi, a quanto si apprende, i punti principali del piano concordatario per rimettere in piedi ciò che era sul punto di crollare.
Il crac complessivo ammonta a 230 milioni di euro: su come si sia arrivato a tale abisso nel corso degli anni è materia che sarà dipanata dai magistrati. E chi ha sbagliato dovrà pagare. Anche perché questo Paese, senza cadere nel giustizialismo, non ha bisogno di altra paglia per il fuoco del populismo.
Invece, non può tirarsi indietro la politica che è stata silente e sciatta. A dire poco. Incapace di intervenire in corso d’opera. Incurante della protesta dei cittadini e delle inchieste sulla malagestione. Nonché della montagna di debiti, che non era difficile prevedere che sarebbero caduti sulle spalle della comunità.
Questione chiusa ? Si vedrà perché l’occhio dell’Unione europea contro possibili aiuti di Stato pende come un’autentica spada di Damocle.
Qual è il futuro della Sud-Est? Dal punto di vista economico sarà inevitabile, nell’arco di un quinquennio, una drastica riduzione dei costi anche per soddisfare le richieste dei creditori. Nonché, se possibile, maggiori entrate con più controlli e maggiore efficienza. Eppoi i investimenti con nuovi treni, bus, linee.
Ma prima ancora dei conti c’è una nuova credibilità di acquistare: la fiducia dei cittadini. E quella non la può assicurare nessuna decisione del tribunale e alcun concordato preventivo.