Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Chi si candida al risiko dei rifiuti
Ventuno Comuni rispondono al bando regionale. Pronti ad ospitare sette impianti
Sono 21 i Comuni pugliesi che si sono candidati ad ospitare un impianto pubblico per lo smaltimento dei rifiuti. In otto casi si tratta di compostaggio (trattamento rifiuti organici), nelle altre 11 situazioni si tratta della candidatura ad ospitare un impianto per la selezione del residuo secco (vetro, carta, plastica). In totale sono sette, massimo otto, gli impianti che saranno realizzati con una disponibilità di fondi pari a 185 milioni e un business legato alla creazione di posti di lavoro e al risparmio sui costi di trasporto.
Vantaggi Nelle aree prescelte scenderà il costo del trasporto Via alle procedure
Sono 21 i Comuni pugliesi che si sono candidati ad ospitare un impianto pubblico per lo smaltimento di rifiuti: in otto casi si tratta di compostaggio (trattamento della frazione organica), nelle altre 11 situazioni si tratta della candidatura ad ospitare un impianto per la selezione del residuo secco (vetro, carta, plastica).
Nei mesi scorsi la Regione aveva emanato un bando per consentire alle amministrazioni comunali di manifestare il proprio interesse ad ospitare gli impianti: tutti pubblici, tutti coperti da finanziamento e tutti da inserire nel Piano dei rifiuti (in corso di definizione). La scadenza era stata fissata al 5 marzo. Nei giorni scorsi, il dipartimento Ambiente della Regione ha messo ordine e compilato la lista delle candidature ricevute. Si tratta di richieste arrivate agli uffici regionali con il supporto di una delibera di giunta comunale e, in alcuni casi, di consiglio comunale. L’interesse dei Comuni scaturisce dal ritorno occupazionale ed economico che deriva dalla circostanza di ospitare un impianto. In altri termini: ogni strumentazione e apparato per il trattamento avrà bisogno di operatori e tecnici da assumere in loco; ed è evidente che avere un impianto vicino a casa produce un risparmio cospicuo sui costi di trasporto. Da qui l’interesse dei Comuni.
Particolarmente urgente, in questa fase, è la realizzazione di impianti per il trattamento della frazione umida. Non sono molto amati per via del cattivo odore che determinano (ma quando si tratta di digestione “aerobica” dei rifiuti con l’immissione in atmosfera del biogas; diverso il caso della digestione “anaerobica” dove il biogas viene riutilizzato per produrre bio-metano).
Sono 8 i Comuni che si sono candidati: Nardò, Soleto, Melpignano (in provincia di Lecce); Massafra e Pulsano (Taranto); Fasano e Brindisi (nel brindisino); infine Foggia. Il dipartimento Ambiente (diretto da Barbara Valenzano) stima che occorra un solo impianto per il prossimo futuro. L’Agenzia regionale per i rifiuti, coordinata dal commissario Gianfranco Grandaliano, valuta che saranno necessari almeno un paio di impianti.
Altri 13 Comuni hanno mostrato disponibilità ad ospitare macchinari per la selezione di vetro, carta e plastica. Si tratta, per dirla grossolanamente, delle macchine che eliminano le materie estranee e indirizzano il rifiuto così “selezionato” verso il recupero o il riciclo. Si sono candidati i comuni di Foggia, Taranto, Palagianello (senza indicare una specifica materia da trattare); Massafra, Guagnano, Monte Sant’Angelo, Fasano (per tutte le tre materie); Trani e Nardò (carta); Canosa, Noicattaro e Ugento (vetro); Ruvo (plastica). L’ipotesi su cui lavora la Regione, in questo caso, sarebbe di realizzare almeno 6 impianti: 2 per ciascuna materia da selezionare (vetro, carta, plastica). Si vedrà quali saranno i Comuni individuati.
La scelta sarà determinata sulla base di una «procedura negoziata» tra Dipartimento, Agenzia e Comuni in considerazione dei flussi previsti dalla programmazione regionale contenuta nel Piano rifiuti: a seconda della prevista produzione di scarti, si deciderà se sia opportuno localizzare l’impianto in una zona anziché un’altra. Nel bando si chiedeva ai Comuni di individuare aree prive di vincoli. Ad ogni modo, la prima attività che svolgerà il Dipartimento sarà proprio la verifica di assenza di vincoli ambientali e geologici.
Per finanziare la realizzazione degli impianti sono disponibili i fondi Ue del Fesr (125 milioni a disposizione) e le risorse del Patto per la Puglia (una sessantina di milioni). Ora si tratta di scegliere le località e far partire le procedure per la realizzazione.