Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Un patto italo-albanese per gestire il narcotraffico Scatta il blitz, 43 arresti
Operazione della Dia. Droga dai Balcani, depositi a Bari e Mola
Due organizzazioni di narcos italiani e albanesi che producevano, confezionavamo, smistavano e trasferivano enormi quantitativi di droga. Con due importanti basi logistiche in Puglia, una al quartiere Carrassi di Bari e l’altra a Mola di Bari, gestite da pregiudicati pugliesi (tutti condannati per associazione di tipo mafioso) che venivano impiegati come custodi e corrieri «all’ingrosso» della droga che proveniva dall’Albania ed era destinata al resto d’Italia e al nord Europa.
Sono alcuni dei risvolti investigativi che emergono dall’inchiesta «Shefi» della Direzione investigativa antimafia (Dia) di Bari che ha portato all’arresto di 43 persone (20 italiani, 21 albanesi e 2 romeni) accusati di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di ingenti quantitativi di marijuana, cocaina e hashisc. Gli ordini di cattura in Italia, richiesti dai pm Ettore Cardinali e Lidia Giorgio, sono stati eseguiti a Bari, Bat, Brindisi, Potenza, Bologna, Salerno, Ragusa e Teramo.
Gli investigatori della Dia, in due anni di indagini, hanno monitorato l’approvvigionamento della droga in Albania, il trasporto internazionale via mare tra Albania e Puglia, lo sbarco che avveniva in stretta sinergia con le organizzazioni criminali pugliesi, le attività nei depositi a Bari e provincia, il trasporto via terra fatto dai corrieri italiani con «veicoli staffetta» e infine i destinatari in Puglia, Sicilia, Campania, Calabria e Abruzzo. Il giudice per le indagini preliminari, Roberto Oliveri del Castillo, ha riconosciuto l’aggravante della transnazionalità del reato di traffico internazionale di stupefacenti e ha evidenziato come «la disponibilità e l’importazione di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente, denotava l’inserimento dei personaggi coinvolti nei reati in contesti associativi di primissimo spessore. È infatti noto - scrive il gip nell’ordinanza cautelare - che per poter disporre di diversi chili di sostanza stupefacente si devono avere canali di approvvigionamento ben collaudati ed efficienti che solo i narcotrafficanti di rilievo posseggono. Così come è altrettanto noto, che per ottenere e importare grossi quantitativi addirittura superiori ai mille chilogrammi di marijuana “all’ingrosso” bisogna avere credenziali nel mondo della criminalità e avere la disponibilità di contante derivante da attività di spaccio. In altri termini, si tratta di professionisti del traffico di stupefacente».
Durante le indagini sono stati sequestrati complessivamente 2.300 chili tra marijuana, cocaina ed eroina pari a 7 milioni di dosi del valore di circa 15 milioni di euro.
Le indagini, possibili grazie a intercettazioni ambientali, video-riprese e servizi di osservazione e pedinamento, hanno permesso di arrestare al largo di Polignano a Mare due scafisti che arrivavano dall’Albania con una tonnellata di stupefacente, di fermare nel quartiere Carrassi di Bari un furgone che trasportava oltre mille chili di marijuana proveniente dall’Albania e sbarcata a Torre a Mare, di intercettare in autostrada all’altezza di Grottaminarda e poi di Vasto due corrieri italiani che trasportavano tredici chili di droga destinata a Salerno e a Tortoreto e di arrestare a Scicli due corrieri albanesi con otto chili di droga che erano appena scesi da un autobus che arrivava da Bari. Infine nel deposito di stoccaggio individuato a Mola (oltre a quello scoperto al quartiere Carrassi) sono stati trovati e sequestrati cinquanta chili di droga e un panetto di cocaina pura.
L’esecuzione simultanea delle misure cautelari è stata possibile grazie alla Sic, squadra Investigativa Comune, organismo di cooperazione giudiziaria e di polizia, istituita il 10 luglio del 2017.
Via mare La droga arrivava via mare in Puglia, poi era dirottata su diverse regioni italiane Staffette La droga dal Paese delle Aquile veniva poi smistata con i veicoli staffetta