Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
SE LA BUROCRAZIA DIVENTA UNA SCUSA
La Regione e gli assegni di cura
Non ci sono notizie di manifestazioni di malati di Sla davanti alla Regione Veneto, per dire, o Piemonte. Lombardia poi… Sul lungomare di Bari è andata in scena una sequenza triste e solitaria, quella della malattia che urla la propria solitudine, la disperazione, la glaciazione dei cuori abbandonati. Chi vive drammi di quel tipo non ha normalmente che la forza per tirare avanti nel quotidiano, per sopravvivere. E spesso la sopravvivenza dei parenti degli ammalati è più dolorosa delle stesse sofferenze inflitte dal male ai loro cari. Perché attraversano quotidianamente i gironi infernali delle burocrazie. Quelle amministrative, sanitarie, politiche. Devono combattere contro carte bollate e documenti, certificati e controlli, attese e delusioni, spesso sono costretti a sentirsi mendicanti di un diritto costituzionale: quello alla salute, a ricevere cure adeguate, a vedere assicurata la propria assistenza e sopravvivenza. Vedere quelle persone bloccare il lungomare come fossero metalmeccanici del dimenticato autunno caldo o studenti di centri sociali alternativi stringe il cuore. Perché deve essere costato loro una fatica immane, quella manifestazione. Non solo fisica e organizzativa. Ma quella dell’ostensione delle loro anime ferite per strada, i corpi offesi delle persone e le sofferenze dei loro cari disegnate con le rughe dei volti e dei cuori a trasformarsi in pubblica accusa contro il potere regionale che detiene le chiavi, e il portafogli, della sanità. Fa paura quella manifestazione, perché racconta di una sanità incapace di rimuovere gli ostacoli in casi in cui invece si dovrebbe procedere con la forza e la speditezza di un treno ultraveloce. Il presidente (non esiste la figura del governatore nel nostro ordinamento) è sceso in strada, e per fortuna. Ma ha dovuto rivestire i panni del difensore, non del pubblico ministero. Difensore dell’assessore alla welfare, trovando subito un colpevole: la burocrazia. Che esiste, lo sappiamo. Che è lenta farraginosa e talvolta dolosa nei comportamenti, le mille vicende di ordinaria corruzione lo dimostrano. Ma che è fatta di persone, che vivono in stanze, hanno nomi incarichi ruoli. Su cui basterebbe che un assessore a tempo pieno esercitasse il suo controllo politico di decisore, con fermezza e competenza. La burocrazia va incalzata sorvegliata stimolata qualche volta cazziata e al limite denunciata, se necessario. Non ci sono giustificazioni, semplicemente, per quello che è accaduto ai malati di Sla. Lo scaricabarile è esercizio vecchio quanto la politica, ma ormai di una tristezza senza fine.