Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
In preghiera nel vecchio santuario
Bergoglio a San Giovanni Rotondo. Le sue parole per i più fragili La visita ai bimbi malati, un 13enne gli dice: «Voglio venire a Roma»
Papa Bergoglio torna a venerare le spoglie di Padre Pio. Lo fa nel santuario di santa Maria delle grazie a San Giovanni Rotondo. L’aveva già fatto due anni fa (nel febbraio del 2o16) quando chiese che le spoglie del frate con le stimmate fossero portate a Roma per essere venerate dai pellegrini del giubileo della misericordia.
I bambini, i malati, gli anziani. In una parola, i fragili. Papa Francesco visita i luoghi di Padre Pio e rivolge la sua tenerezza e la sua preghiera ai deboli. Li visita, li accarezza, li cita nella sua omelia nel corso della messa che presiede sul sagrato della nuova chiesa intitolata a Padre Pio, a San Giovanni Rotondo, 30 mila persone ad ascoltarlo. «A scuola dice il papa - ci insegnavano la storia degli spartani. Quando nasceva un bambino o una bambina con malformazioni, lo portavano sul monte e lo buttavano. Perché non ci fossero questi piccoli. Noi facciamo lo stesso, con più crudeltà, con più scienza. Quello che non serve, va scartato: questa è la cultura dello scarto. Chi si prende cura dei piccoli sta dalla parte di Dio».
Papa Bergoglio arriva di mattina presto a Pietrelcina, città natale di Padre Pio, nel centenario della comparsa delle stimmate sul suo corpo. Dopo un breve volo in elicottero, poco prima delle 10, atterra a San Giovanni Rotondo, dove il frate ha vissuto per quasi tutta la vita e dove si è spento 50 anni fa. A Pietrelcina incontra e si intrattiene con persone molto avanti con l’età, anche un 98 enne che ha conosciuto Padre Pio. «Mi piacerebbe - sorride il pontefice - che una volta si desse il premio Nobel agli anziani che danno memoria all’umanità».
Eccoli, dunque, i bambini e gli anziani. Poi anche, e verrebbe da dire soprattutto, i malati. Dopo l’atterraggio nel campo sportivo di San Giovanni Rotondo, Bergoglio si trasferisce nel poliambulatorio di Casa Sollievo della Sofferenza, l’ospedale voluto da padre Pio. Visita i ricoverati nel reparto di oncoematologia pediatrica, saluta e abbraccia i loro familiari. La visita non è pubblica, intorno a lui solo operatori sanitari, ma le foto diffuse da Casa Sollievo sono toccanti. Il Papa chino sul letto ad ascoltare le parole dei piccoli ricoverati (quasi tutti senza capelli per la chemioterapia), il Papa che parla con una mamma africana con in braccio il figlioletto malato, un ragazzo in ginocchio che lo abbraccia. Un tredicenne, racconta l’emittente dei vescovi Tv 2000, si rivolge al papa: «Un giorno voglio venire a Roma». E Francesco: «Ti aspetto, organizza con i dottori, così ti faccio entrare». Mentre si trova in corsia, in sala operatoria due equipe (di Bari e di San Giovanni) prelevano gli organi da un 18 enne arrivato in morte cerebrale. Medici trapiantologi e famiglie chiedono più tardi di essere ricevuti in Vaticano, considerata la sensibilità del papa sull’argomento.
Dopo l’ospedale e l’omaggio alle spoglie di San Pio (vedi in basso), il pontefice si trasferisce sul sagrato della nuova chiesa. Nel corso dell’omelia Francesco lo dice esplicitamente. Vuole lasciare tre parole alla folla radunata attorno a lui: «piccolezza, preghiera, sapienza». Dei bambini (la piccolezza) si è detto. Della preghiera il Papa spiega che non è una «dose di tranquillante»; piuttosto, sull’esempio di San Pio, è la forza «che muove il mondo», «rinnova le coscienze», «guarisce gli ammalati».
Della sapienza sottolinea che «essa non consiste nell’aver grandi doti» ma nell’amore. «La vita cristiana non è mettere “mi piace” alla vita dei santi, ma dire “mi dono”». Accanto all’esortazione religiosa, da Pietrelcina fa risuonare un invito che starebbe bene sulla bocca di un politico: «Un paese che litiga tutti i giorni non cresce. Invece un paese dove si cerca la pace, benché piccolo, cresce, si allarga e diventa forte».