Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
NEL BICCHIERE
Un negroamaro di nove anni e non li dimostra
Più che parlare di negroamaro bisognerebbe parlarne al plurale. Se è vero che la diversa composizione dei terreni, la densità degli impianti e il portainnesto sono elementi capaci di influenzare la composizione organolettica di un vino, questo è ancora più vero per un vitigno come il negroamaro. Accade sovente che il patrimonio territoriale con tutto quello che vuol dire in termini di specificità venga sacrificato sull’altare del mercato. D’altro canto una stretta osservanza territoriale spesso compromette la diretta commercializzazione su alcuni mercati che invece prediligono vini meno caratterizzanti. Sin dove, allora, può spingersi un produttore?
E come si fa a parlare di specificità del vitigno e del negromaro in particolare, quando ne esistono tante versioni senza che emerga in modo chiaro un denominatore, un fil rouge che le accomuni? Non resta che affidarsi alla piacevolezza dell’interpretazione aziendale. Quindi gustiamoci questo Divoto 2009, Copertino Doc Riserva 2009 fatto da uve Negroamaro in prevalenza e da Montepulciano, dei fratelli Apollonio. Con ben nove anni sulle spalle, il suo colore non li dimostra; mostra al naso profumi che richiamano ciliegia, prugna e spezie (chiodi di garofano e pepe) con venature balsamiche. In bocca è ancora fresco, di medio corpo e con tannicità piacevole e ancora giovane.