Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Giudici di pace, il rogo dei misteri
L’inchiesta Notte di paura al quartiere San Paolo. Impossibili ora i ricorsi per voto del 4 marzo e comunali 2017 Incendio doloso negli archivi: bruciate le schede elettorali. Indagine dell’Antimafia
Un incendio nella notte tra venerdì e sabato ha distrutto gli archivi del giudice di pace al quartiere San Paolo di Bari. All’interno dell’archivio erano conservate le schede elettorali delle elezioni politiche del 4 marzo scorso e delle amministrative del 2017. Sull’accaduto indaga l’Antimafia e il reato contestato nel fascicolo di inchiesta è incendio doloso con l’aggravante mafiosa.
Ci potrebbe essere la mano mafiosa dietro l’incendio che, la notte tra venerdì e sabato, ha danneggiato parte dell’archivio dell’ufficio del giudice di pace nel quartiere San Paolo. Le fiamme hanno distrutto gran parte delle schede elettorali delle amministrative 2017 e delle elezioni politiche del 4 marzo scorso. Le schede bruciate rappresentano un danno per chi, rimasto fuori da Montecitorio o Palazzo Madama, avrebbe voluto fare ricorso e sciogliere qualsiasi dubbio sulla ripartizione dei seggi e sull’attribuzione dei voti riguardo alle recenti elezioni politiche. Per lo stesso motivo il rogo ha cancellato le velleità di ricorso per gli esclusi dalle amministrative del 2017: l’eventuale conteggio delle schede non sarà più possibile.
Nell’ archivio sono custoditi anche importanti documenti di processi del tribunale di Bari (e non solo le carte relative ai procedimenti che si tengono nella sede del giudice di pace) che potrebbero essere andati distrutti. Un dettaglio non da poco - fanno sapere gli inquirenti - perché potrebbe rallentare le attività del tribunale. Solo la conta dei danni però potrà sciogliere qualsiasi dubbio: al termine dei sopralluoghi e degli accertamenti si saprà con certezza quali sono le schede elettorali, i documenti e i fascicoli processuali che sono del tutto inutilizzabili.
Sull’accaduto indagano i poliziotti della Digos di Bari coordinati dal magistrato antimafia Isabella Ginefra. Il reato ipotizzato nel fascicolo d’indagine è incendio doloso con l’aggravante mafiosa. Secondo il pubblico ministero inquirente l’obiettivo di chi ha appiccato il fuoco era proprio l’archivio.
Il rogo (pare ormai acclarata la natura dolosa) si è sviluppato nei sotterranei dell’edificio intorno all’una e trenta: il fumo che usciva dalle grate dei sotterranei ha allarmato le persone che abitano nei palazzi della stessa area condominiale che hanno telefonato ai pompieri. Cinque le squadre dei vigili del fuoco intervenute e che hanno lavorato tutta la notte per la messa in sicurezza dello stabile: i vigili sono scesi nei sotterranei e per trovare la fonte dell’incendio hanno dovuto sfondare alcune porte fino ad arrivare al corridoio, a pochi passi da un’uscita secondaria, da dove pare sia partito l’incendio. Ed è proprio in quella parte dell’archivio che erano stati sistemati i cartoni che contenevano le schede elettorali in attesa di essere archiviate.
L’area interessata al vasto incendio è stata sequestrata: i primi accertamenti della Digos si concentrano sulle audizioni di persone informate sui fatti che possano aiutare alla ricostruzione dell’accaduto mentre i sopralluoghi dei vigili del fuoco potranno fare luce sulla modalità in cui è stato appiccato il fuoco.Il calore dell’incendio ha danneggiato seriamente il tubo dell’impianto fognario.
La polizia sta ora esaminando i filmati delle telecamere di sicurezza che si trovano nei pressi della sede del giudice di pace. Ma la telecamera del condominio, quella più utile alle indagini, non era funzionante. La posizione in cui era installata avrebbe potute immortalare chiaramente l’autore o gli autori dell’incendio.
Intanto il deputato del Pd, Alberto Losacco ha presentato un interrogazione al ministro dell’Interno Minniti per sapere «se i dispositivi di controllo della struttura rispondevano ai criteri di necessaria sicurezza, considerata l’importanza dell’ufficio e della documentazione conservata. Si parta immediatamente con le indagini per accertare la dinamica e le eventuali responsabilità, tra cui quelle legate alla mancata sicurezza della struttura».
Ricorsi impossibili Nessun riconteggio per chi è stato bocciato dal voto del 4 marzo o alle amministrative 2017