Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
LA TECNICA DEL GATTOPARDO
C’è un’atmosfera surreale che circonda la politica regionale. Il ceto politico tradizionale sembra un ancien régime insensibile al vociare sempre più forte, alle grida che arrivano dal profondo del disagio sociale collettivo. Se non hanno pane, mangino rimpasti. Sul lungomare di Bari tutto lo sforzo destinato a comprendere la fase politica dopo il 4 marzo sembra concentrato sui Palazzi e nei Palazzi. Quello che accade fuori viene ignorato. Vengono aperte danze, anzi balletti, di nomine a raffica, ipotesi di rimpasti, previsioni di future elezioni comunali europee o galattiche, e sembra che per ogni casella vi sia già una qualche figura pronta alla bisogna. Il gattopardismo in salsa locale. Tutto procede come se esistessero ancora i pacchetti di voti sicuri. I miei, i tuoi. Nessuno si prende la briga di analizzare scientificamente i dati, o meglio si scorrono velocemente, si prende atto come fosse normale del fatto che in Puglia un partito nordista, leghista raccolga messi di consensi. E si ricomincia come niente fosse. Nessuno che si chieda il perché tutto questo sia avvenuto. Quello che rimane della cosiddetta società civile si attesta in ridotte minoritarie ed irrilevanti elettoralmente, la sinistra più o meno antica si scioglie come neve al sole, la destra rimarca la sua mancanza di idee e di leader e una certa tendenza suicida a fare da stampella ai candidati di sinistra, cosa già avvenuta per le ultime tornate elettorali regionali. Fuori che accade? Non si sa, nei Palazzi si vola alto, non ci si può perdere dietro il triste quotidiano di chi vive male. Il sindaco di Bari, Antonio Decaro, perlomeno si arrabatta a girare, metterci la faccia in tante avventure. Ma in mancanza di un progetto della sua maggioranza politica, non può fare altro che vivere alla giornata. Al governatore Michele abbiamo consigliato più volte dalle colonne di questo giornale di impiegare un poco del suo tempo, così pieno di impegni romani, nelle corsie degli ospedali di Puglia. Di notte, a sorpresa. Per toccare con mano il dolore delle persone. Tra gli uliveti assassinati da un batterio e da una Regione incapace di trovare soluzioni ad una tragedia biblica. A fermarsi a respirare l’aria dei Tamburi parlando con le persone che si ammalano e con gli operai che tremano all’idea della disoccupazione. Ma in silenzio, senza clamore mediatico. Senza il corteo dei laudatores al seguito, senza giornalisti e telecamere, senza nastri da tagliare. Sarebbe la scoperta di un nuovo mondo.