Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Specializzandi, ecco i soldi Istituito un fondo speciale
L’Università degli Studi di Bari diventa il primo Ateneo pubblico in Italia a istituire un fondo destinato agli specializzandi che sono oltre 1200, in maggioranza giovani medici. Il Consiglio di amministrazione dell’Università ha, infatti, approvato il Fondo di funzionamento degli specializzandi che consentirà l’accesso diretto per promuovere e sostenere progettualità trasversali. Centomila euro per questo scorcio di anno accademico, 300mila euro per ogni anno a venire. Implementazione della ricerca scientifica, cambi internazionali, call e presentazioni a congressi scientifici ed approfondimenti formativi hanno una chance in più.
«Sarà una Commissione ad hoc - dice soddisfatto il rettore, Antonio Felice Uricchio ad esaminare le progettualità. Si tratta di un segnale di attenzione per gli specializzandi, una categoria ibrida, un po’ a metà del guado, tra l’essere studenti e lavoratori nello stesso tempo».
Esulta la consulta degli specializzandi attraverso il portavoce Davide Ferorelli. «L’iter progettuale, burocratico e amministrativo è stato lungo, ma ce l’abbiamo fatta. Ringraziamo per questo il rettore, il direttore generale e il direttore delle risorse finanziarie. Il progetto - a costo zero in quanto le somme derivano dalle tasse degli specializzandi, senza dimenticare che ogni Scuola di specializzazione ha il dovere di stornare sulla formazione dei professionisti tutte le tasse versate dagli specializzandi - rientra in una più generale rivisitazione e modernizzazione delle scuole di specializzazione. Sicuramente rappresenterà un motivo di opzione per le scuole di specializzazione di Bari per coloro i quali negli anni a venire dovranno scegliere una meta dove effettuare il proprio percorso formativo».
Categoria, quella degli specializzandi che chiede, in una lettera al rettore, «di prevedere, a prescindere dalla natura e dal risultato dell’attuale modifica statutaria, una integrazione ad hoc della figura degli specializzandi in seno agli organi di ogni livello dell’Ateneo nel più breve tempo possibile». «La questione - risponde a stretto giro Uricchio - è al vaglio della commissione che si sta occupando dello Statuto. La mia idea è dare voce a tutte le categorie che contribuiscono con l’impegno e il lavoro alla crescita della nostra comunità. Anche ai ricercatori di tipo A, per esempio, che non sono neanche contemplati».