Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

LA PUGLIA TRENDY CHE NON FA MASSA

L’avvio della stagione turistica

- Di Gianni Spinelli

La Puglia polo di attrazione per i turisti, con crescita del sei per cento alla voce arrivi e del sette a quella dei pernotti. Segno di un marketing efficace, dovuto anche agli spot di rimessa nati con i film sostenuti da Apulia film commission che hanno messo in primo piano località come quelle del Salento, di Polignano, Monopoli e Bari.

La Puglia è doc e i segnali vengono anche dalle prenotazio­ni per Pasqua effettuate da 52 giorni. Non più sortite improvvisa­te, ma scelte nette, messe in calendario. E non solo riguardant­i il Salento, Polignano, Monopoli e Bari (mete già gettonate da anni). Ma previste anche per Fasano, Otranto, Ostuni, Alberobell­o. Martina Franca, Trani e Castellana Grotte. Per gli operatori del settore introiti incoraggia­nti, con un rilievo: gli stranieri più propensi a spendere sono quelli provenient­i dal Regno Unito (134 euro in media al giorno).

La Puglia ha imparato a offrire un pacchetto variegato, aggiungend­o, alla grande bellezza dei posti, eventi vecchi e nuovi, musei aperti e gastronomi­a di qualità. Da qui a cantare vittoria, ne passa: restano carenze, alti e bassi nei servizi, molti dilettanti allo sbaraglio. Il settore, pur cresciuto, deve investire in credibilit­à e mettere in soffitta punti negativi. Un esempio, fra tutti, la gestione allegra di Gallipoli, città in cui le regole non esistono: locali affittati in nero con il numero degli ospiti fuori norma, nessun rispetto per le norme di sicurezza. Un fenomeno che sfugge in parte ai controlli e che ha abbassato l’appeal di una città-cartolina.

La Puglia, come l’intero Sud, deve cercare di vivere di turismo per quasi tutto l’anno, avendo le potenziali­tà. Ma qui manca in parte l’apporto costante della Regione che elargisce contributi promoziona­li ogni tre mesi, rendendo difficile la programmaz­ione a orizzonte lungo degli addetti ai lavori. Inoltre c’è un equilibrio di offerta da dare al turista. Briatore lamentava la mancanza di un turismo per ricchi. Ossia poche strutture per nababbi. Invece, il vero problema è creare agibilità per un soggiorno di massa buono, un obiettivo che si può raggiunger­e facendo crescere le presenze: la “quantità” porta più risorse economiche e quindi più investimen­ti e più qualità. A corredo di un settore che può diventare trainante, deve arrivare pure la crescita dei collegamen­ti: le strade sono carenti, la ferrovia segna il passo, i voli sono in aumento ma forse non del tutto sufficient­i. Dolenti problemi che dovrebbe risolvere il Governo centrale, di cui al momento non c’è nuova traccia.

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