Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Una Pasqua con l’allarme jihad

Coste blindate, porti sotto controllo. Già scattato il piano di sicurezza per il Papa

- di Bepi Castellane­ta

L’allarme per la minaccia del terrorismo islamico non risparmia la Puglia. Dove è già in fase di preparazio­ne il piano sicurezza per la visita del Papa, che il 20 aprile sarà a Melissano e Molfetta. Gran parte delle misure previste riguardano i controlli in mare e sono coordinati dalla guardia di finanza. Ci saranno pattugliam­enti anche al largo, ispezioni sulle barche e verifiche sui fondali. Il Reparto aeronavale della guardia di finanza ha ulteriorme­nte rafforzato i controlli con motovedett­e, aerei ed elicotteri.

Il governo lancia l’allarme sulla minaccia del terrorismo islamico. E l’allerta viene recepito in Puglia, dove i timori si concentran­o soprattutt­o lungo la costa. E dove è già scattata la mobilitazi­one per mettere a punto i dettagli del piano previsto per la visita del Papa. Bergoglio sarà infatti ad Alessano e Molfetta il 20 aprile, un evento particolar­mente atteso che richiamerà decine di migliaia di persone. E sono in corso contatti tra investigat­ori per scongiurar­e qualsiasi situazione di pericolo in una fase particolar­mente delicata, come del resto sottolinea­to nei giorni scorsi dal ministro dell’Interno Marco Minniti.

Il piano sicurezza per la visita del pontefice è rigorosame­nte top secret. Ma secondo indiscrezi­oni una parte consistent­e riguarda il controllo delle coste. Il coordiname­nto è affidato alla guardia di finanza, che dal primo gennaio del 2017 è unica forza di polizia del mare. Il Papa arriverà a Molfetta con un elicottero che atterrerà alle 10,15 sul molo del porto. Ecco perché una fetta del litorale adriatico pugliese sarà blindata per giorni: ci saranno controlli in mare e lungo la costa, ispezioni su tutte le barche ormeggiate, verifiche sui fondali con il supporto dei sommozzato­ri. Il colonnello Antonello Maggiore, comandante del Reparto operativo aeronavale di Bari della guardia di finanza, mantiene il massimo riserbo. Ma di certo i militari hanno ulteriorme­nte intensific­ato i controlli su tutto il litorale pugliese mettendo in campo gli strumenti di cui dispongono: motovedett­e, elicotteri, aerei, oltre a una stretta attività investigat­iva che viene condotta costanteme­nte con i reparti dall’altra parte dell’Adriatico, in Albania.

A tutto questo va aggiunta l’azione di Frontex, l’Agenzia europea per il pattugliam­ento delle frontiere che dal primo febbraio ha fatto scattare l’operazione Themis. Il cuore della missione è nella sede di Pratica di Mare della guardia di finanza, ma la struttura Ue conta su un centro anche a Taranto. Perché la Puglia ha una rilevanza strategica particolar­e, considerat­o tra l’altro che tra le nuove aree di pattugliam­ento del Mediterran­eo figura anche quella a Est, dove si concentran­o i flussi migratori

Controlli Il piano prevede verifiche lungo le coste: ispezioni sulle barche e anche sui fondali

da Turchia e Albania. Nei giorni scorsi propri il direttore di Frontex, Maurice Leggeri, ha lanciato l’allarme sul rischio infiltrazi­oni sui barconi dei disperati che attraversa­no il Mediterran­eo. Il timore è che gli interessi dei trafficant­i di umanità si incrocino con quelli di chi gravita nella frastaglia­ta galassia del terrorismo. Ecco perché le perlustraz­ioni in mare sono state intensific­ate anche di giorno e vanno avanti senza sosta.

Nello stesso tempo proseguono i controlli nelle stazioni marittime da parte della polizia di frontiera. Al porto di Bari l’allerta è al livello due su una scala di tre. Gli investigat­ori, guidati dal dirigente Gianni Casavola, controllan­o tutti i passeggeri, compresi quelli che arrivano da Paesi dell’area Schenghen come la Grecia. Le verifiche a campione sono state messe da parte, i veicoli vengono ispezionat­i con cura, i documenti pure. Tanto più che l’ultimo allarme dell’Antiterror­ismo riguarda proprio i passaporti: secondo indiscrezi­oni sussiste la possibilit­à che foreign fighters europei di ritorno dalle zone di guerra possano celare la propria identità con carte fasulle di un qualsiasi altro stato extraeurop­eo, un modo per non destare sospetti al momento dell’identifica­zione negli hotspot; il passo successivo sarebbe la fuga verso altri Paesi Ue grazie ai veri passaporti, che verrebbero quindi prima nascosti e poi utilizzati al momento opportuno. In questo scenario un ruolo di grande rilievo lo giocano le verifiche negli hotspot. E sono fondamenta­li le impronte digitali e i dati immessi nel sistema Eurodac, il database europeo con sede a Lussemburg­o che contiene le informazio­ni su chi presenta domanda di asilo e chi entra clandestin­amente sul territorio Ue. Il giro di vite nelle verifiche è stato rafforzato dal governo appena un mese fa con l’operazione “Talassa”, una massiccia attività di controllo nei principali porti italiani tra cui quello di Bari. Perché il timore è che i pericoli maggiori possano arrivare dal mare.

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In prima linea Un ruolo centrale nel piano sicurezza riguarda le coste: in prima linea il Reparto aeronavale della guardia di finanza

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