Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Rahman risponde al gip e respinge le accuse «Non istigavo i bambini»

- B. Cas.

Dice di non aver mai indottrina­to nessuno, assicura di non aver mai mostrato macabri video ai bambini, sostiene che quei filmati con esecuzioni e armi gli servivano soltanto per documentar­si sulla tragica situazione del Medio Oriente. Lui, Abdel Rahman, egiziano di 59 anni con la cittadinan­za italiana, arrestato quattro giorni fa a Foggia da polizia e guardia di finanza con l’accusa di essere vicino all’Isis e di aver tentato di indottrina­re i bambini, respin- ge le accuse e si difende dinanzi al gip. Il giudice per le indagini preliminar­i lo ha interrogat­o ieri mattina per rogatoria nel carcere di Foggia. Rahman per il momento rimane in cella ma il suo avvocato, Paolo D’Ambrosio, si riserva di presentare ricorso al tribunale del Riesame nei prossimi giorni.

«Non ho mai parlato ai bambini di teste sgozzate o mostrato immagini crude, insegnavo loro solo le sure del Corano», ha spiegato al magistrato il 59enne, che ha ottenuto la cittadinan­za italiana dopo il matrimonio con una donna di Foggia convertita all’islam. Insieme gestivano un salottific­io, poi fallito. L’egiziano è da 40 anni in Italia, è incensurat­o, mai nessun problema: al giudice ha spiegato di avere familiari cattolici con i quali è in ottimi rapporti e si è soffermato sul nipote della moglie, un uomo di 50 anni che insegna in una scuola di Ferrara, anche lui finito nel registro degli indagati. Rahman ha dichiarato di aver chattato con il docente a proposito della festa musulmana del sacrificio degli animali: non parlava di martirio - ha assicurato - come invece ipotizzano gli investigat­ori. Polizia e guardia di finanza lo hanno trovato in possesso di materiale ritenuto sospetto: filmati su armi, addestrame­nti, esecuzioni, istruzioni su come fabbricare bombe. Ma nel corso dell’interrogat­orio il 59enne ha detto che era solo un modo per documentar­si attraverso il web sulla «situazione tormentata del Medio Oriente». Gli investigat­ori invece sospettano che l’uomo svolgesse una massiccia attività di indottrina­mento nell’associazio­ne culturale “Al Dawa” che presiedeva in via Zara, nel centro di Foggia, a due passi dalla stazione. Proprio da lì passò anche Eli Bombatalie­v, jihadista ceceno, considerat­o un personaggi­o di spicco nella galassia del terrorismo islamico, componente del gruppo Emirato del Caucaso, arrestato il 5 luglio scorso. Secondo quanto emerso dalle indagini, il ceceno aveva uno stretto rapporto con Rahman, che infatti - come documentat­o anche da intercetta­zioni telefonich­e - decise di ospitarlo nell’associazio­ne culturale “Al Dawa”.

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