Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Il Susumaniello di «Pietra», corpo e finezza
Se sino a qualche anno fa il Susumaniello apparteneva al mondo dei vitigni silenti, oggi trova molti interpreti che lo hanno riportato nell’alveo dei vitigni noti. Intendiamoci, non è ancora «popolare», ma il suo nome ormai è definitivamente consolidato almeno nelle agende dei degustatori più attenti. La sua origine è ancora incerta; molti lo accreditano come di derivazione dalmata, anche se tradizionalmente lo si trova nei vigneti del brindisino.
La sua capacità di essere vigoroso nei primi anni e poi in quelli a seguire meno produttivo, lo avevano sacrificato a favore di altri vitigni più costantemente prolifici. Erano altri tempi ed il mercato dei vini seguiva altre logiche. Oggi che l’unicità è un valore aggiunto nella qualità di un vino, vitigni come il Susumaniello ritornano alla ribalta mostrando qualità anche quando vinificati in purezza.
Arrivano così ormai da qualche anno sul mercato vini di ottima qualità come il Pietra della Cantina Menhir, condotta da Tano Marangelli, con uve provenienti dall’agro di Minervino di Lecce. Bel colore rubino brillante con riflessi violacei, precede profumi complessi e delicati tra cui marasca, prugna nera con sottofondi di caffè, vaniglia, noce moscata. Palato pieno, non debordante, ma elegantemente corposo con buona freschezza. E con tannino seppur giovane mostra una buona finezza.