Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
CONTENUTI FORTI PER IL CONTENITORE
Il Margherita e il polo dell’arte
Per la prossima festa di San Nicola i baresi potranno visitare il Teatro Margherita in un’apertura straordinaria, preludio della sua definitiva consegna alla città, prevista per luglio. A partire dall’estate, ha annunciato l’amministrazione comunale, al suo interno si svolgeranno incontri, mostre, concerti, spettacoli, in attesa che il Polo dell’arte contemporanea guadagni la sua morfologia definitiva, annettendo Mercato del Pesce e Spazio Murat. Sulla piena agibilità di questi ultimi, incombono, sul primo, l’interruzione momentanea dei lavori e sul secondo un’imminente chiusura per l’adeguamento a norma in vista del cambiamento della sua destinazione d’uso. Salvo ritardi nella consegna, i contenitori, sebbene non proprio sincroni, come sarebbe stato auspicabile, saranno comunque disponibili. Pronti ad accogliere idee e soprattutto un progetto che ne garantisca una duratura sopravvivenza e finalmente un ingresso nel sistema del contemporaneo. É giunto allora il momento di parlarne, di sottoporre alla città il programma, il contenuto che consentirà a questi spazi di modellare la propria identità e garantirà al Comune di orientare le politiche culturali del futuro gestore del teatro e del polo, designato a seguito di bando pubblico entro la fine del 2018.
Sono molti i modelli possibili, in grande o in piccola scala, in rapporto a budget stellari o a esigui tesoretti, ma sicuramente ci sono standard da cui non si può prescindere. Rigore, capacità gestionali, individuazione di interlocutori internazionali e locali. Molti dei quali, in questi ultimi anni, va ricordato, costretti a soccombere, ArtCore, Planar, Bluorg o, coraggiosamente, ancora propositivi, Microba, e l’ultimo nato 206 The Unknownow Gallery ma anch’essi a rischio estinzione perché soffocati da un contesto artisticamente asfittico. Non si tratta di anteporre annose polemiche ma di proseguire con lucidità su una strada che obbligatoriamente, superando provincialismi e marginalità esautoranti, deve poter contare non più sulla genericità semantica di parole come incontri, mostre o eventi ma su un progetto forte. Cosa dovrà essere il nostro Polo del contemporaneo? Un laboratorio di ricerca gravido d’idee, robusto al punto da trascinare flussi turistici e attrarre progetti imprenditoriali innovativi, di qualsivoglia articolazione, dalle partnership alle venture philanthropy (vedi il caso Ogr a Torino)? Un’opportunità di crescita e di attrattiva della regione, anche sul fronte dell’arte contemporanea? Segue dibattito, si spera.