Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Se il cinema batte la musica La hit dei consumi culturali
Illustrato a Bari il rapporto «Creative in Puglia» sull’industria e sugli impieghi in spettacoli Nel 2016 la ricchezza creata nelle sei province ha superato i 2,6 miliardi, il 4,1 del Pil regionale
La ricchezza creata in Puglia nel 2016 dal sistema produttivo culturale e creativo ha superato la soglia dei 2,6 miliardi di euro (dai 2,5 del 2011), a fronte dei 90 registrati in Italia (dagli 89 del 2011). Ha coperto, pertanto, solo il 4,1% del valore aggiunto complessivo regionale, contro il 6% dell’intero Paese.
È quanto emerge dalla seconda edizione del rapporto «Creative in Puglia – Lo stato dell’arte», presentato ieri, tra gli altri, da Loredana Capone, assessore regionale all’Industria turistica e culturale, Massimo Biscardi, sovrintendente della Fondazione Petruzzelli, Vincenzo Bellini, presidente del distretto Puglia Creativa (rete costituita, nel solco della l.r 23/2007, per esprimere al meglio le potenzialità delle imprese culturali e creative), e Domenico Sturabotti, della Fondazione Symbola.
Secondo la ricerca, si conferma una stretta correlazione tra sviluppo della filiera culturale e ricchezza dei territori. «La cultura è un pezzo importante dello sviluppo – spiega Sturabotti – Nel complesso, in Italia, il settore vale più della finanza o delle costruzioni. Ma è importante anche indirettamente. Il design, ad esempio, è un motore straordinario di innovazione per tanti settori produttivi, culturali e non, dal turismo al mondo del mobile. Questo aspetto è ancora sottovalutato in Italia, perché si tende a circoscrivere la cultura al patrimonio culturale».
Più nel dettaglio, l’indagine rivela come, dal 2011 al 2016, la quota di valore aggiunto proveniente dalla filiera sia cresciuta nelle province di Bari (dal 5,0% al 5,2), Taranto (dal 3,3 al 3,4), Brindisi (dal 3,1 al 3,2) e Lecce (dal 3,9 al 4,0). Stabile nel Foggiano (al 3,1) e nella Bat (al 3,4). Nel comparto regionale, l’82,5% della ricchezza e l’82,9% dei posti di lavoro sono stati prodotti dalle imprese (oltre 13 mila, tra industrie culturali e creative, soprattutto individuali), attive soprattutto in comunicazione a Bari (il 16,7% contro una media regionale del 15,0%), design a Lecce (5,7% contro una media del 4,9%) e comparto creativo dell’architettura a Foggia (con punte del 21,3%). Più marginale il ruolo di no profit (con l’11,4% dei posti di lavoro) e pubbliche amministrazioni (5,8%). «Il pubblico sta investendo molto in cultura, soprattutto la Regione, e gli effetti si vedranno nei prossimi due anni – dice Bellini –. Le istituzioni non devono sostituirsi ai privati ma cooperare, ad esempio concedendo l’uso del patrimonio pubblico a fini culturali. Più si è coesi, più si è competitivi».
In totale, il numero di occupati nel settore pugliese nel 2016 è risalito a quasi 58 mila addetti dai 57 del 2011 (quasi 1,5 milioni in Italia da 1,48 del 2011). Il comparto, dunque, ha assorbito solo il 4,2% dei posti di lavoro regionali, rispetto al 6% a livello nazionale. In Puglia gli spettacoli (in primis cinema, seguito da sport e musei) sono più diffusi che nel resto del Sud ma gli incassi sono solo di poco superiori. Anche perché nella regione la spesa delle famiglie per consumi culturali e ricreativi si è indebolita, dal 4,3% del 2011 al 3,8% (contro il 5,2 del Paese e il 4,3 del Sud). Insomma, in tempo di crisi, restano un bene di lusso da tagliare.