Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
LE DUE MASCHERE DI UNA CRISI
La politica degli strani equilibri
La Regione Puglia e il Comune di Bari sono colpite da una contraddizione, sia pure non identica: le due istituzioni cercano il loro equilibrio in alleanze e numeri di aule consiliari, ma non si misurano con il problema del più esteso consenso sociale. Si tratta di un duplice fenomeno, non solo congiunturale, che potremmo definire come il segno di un difetto di motivazione politica, difficile da curare in modo solido e duraturo. Il sindaco Decaro non riesce a recuperare il normale ritmo delle sedute di Consiglio, fra assenze e rifiuto delle sedute cosiddette monotematiche; alla fine inciampa in una contraddizione non solo organizzativa, che anzi è sintomo di un affaticamento grave della sua maggioranza, sempre in affanno a fronte di una città che cresce. Non meno faticosa è la rotta della giunta regionale, ancora alla ricerca di adeguate sostituzioni nel giro degli assessori via via dimissionari. Regione e Comune di Bari certamente accusano il colpo del crollo del Pd e della semi-paralisi di questo partito. In più, specialmente per la Regione, pesa molto l’intreccio fra i probabili nomi del nuovo esecutivo, le collocazioni individuali e le singole appartenenze territoriali; è un intreccio anch’esso specchio di un’infrazione nel sistema del potere locale.
Come uscire da tanto disorientamento, specie dopo che il vigore di un programma inutilmente atteso si è perso nei labirinti delle cariche? Per quanto riguarda il capoluogo – da sempre laboratorio-pilota della Puglia – urge affrontare la città per ciò che oggi è, molto estesa, troppo cementificata, e ora raggiunta anche dal contrasto fra la sua storia produttiva e i nuovi “capi” di quartiere, delinquenti pronti a speculare sul carente rapporto fra bisogni e redditi. In un simile scenario, feste e piste ciclabili forse aiutano, ma non risolvono. Alla Regione, invece, Emiliano deve abbandonare la fragile inventiva del giorno; il governo della Puglia è cosa seria, e va esteso in tutte le direzioni, dall’economia alla scienza, dalla cultura ai servizi, dalle singole misure agli sguardi lunghi e chiari. È in grado, Emiliano, di tentare la riforma del suo stile, per cominciare, e riprendere il filo di alleanze politiche forti e coerenti con il suo mandato elettorale? Senza rispondere a questa domanda – al netto di ogni conferenza di partito o corrente – non si tocca la coscienza popolare, e non si fa sviluppo. In fondo, le due crisi hanno in comune la fine di una stagione politica; ora si apra una seria verifica, ma fuori dal gioco del potere.