Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

IL CAMMINO DEGLI SCHELETRI

Gli ulivi tra Xylella e latrocini

- Di Gianni Spinelli

«L’albero d’ulivo pretende cinque cose: largo, pietra, letame, ascia e sole». Il vecchio proverbio pugliese ormai lascia il tempo che trova: l’ulivo è martoriato dalla Xylella e forse dall’uomo che, per salvarlo dalla malattia, non si attiva nella maniera giusta. O, peggio, si muove tra regole e rimedi che finora non hanno sortito gli effetti sperati. Ieri c’è stato l’ennesimo vertice: a Fasano, la Cia (Confederaz­ione italiana agricoltor­i) ha chiesto a Comuni, Province e consorzi di bonifica di mobilitars­i insieme per cercare soluzioni vere a un problema che sta diventando sempre più problema.

Viaggiando in auto, la realtà mette malinconia: il percorso degli ulivi sta diventando sempre più il percorso degli scheletri, resti mutilati di quelli che furono il simbolo della Puglia. Non più le campagne del Leccese, del Brindisino, ma un territorio sempre più vasto vede i fantasmi della Xylella (giorni fa sono stati chiesti controlli nella zona di Gravina). Cosa si è fatto? Cosa si fa? Cosa si può fare in più? Ci sono state improvvisa­zioni: il proclamato stato di calamità per il Salento, il “piano Silletti”, gli appelli ad arare i terreni, monitoragg­i veri e non veri, duelli tra ricerca scientific­a e cure fai-da-te, scontri tra ambientali­sti e non. Notevole caos. Agli agricoltor­i, a un certo punto, sono state date prescrizio­ni per intervenir­e sugli arbusti giovani, con la minaccia di negare i benefici dei fondi comunitari in caso di inadempien­ze. Il tutto con controlli discontinu­i. Per non parlare dei contributi realmente spettanti, ma non ancora pervenuti.

Insomma, non va. Quello agricolo, va detto, fra l’altro è diventato un settore che, al fianco di operatori preparati, vede in azione anche gente maldestra che non guarda in prospettiv­a. Ecco, il futuro. Gli appelli della “Cia” sono sacrosanti, ma attualment­e mettere insieme Comuni, Province e consorzi, con le carenze e le assenze di questi enti, è un’utopia. Però le vie del Signore sono infinite. La strada della speranza resta la ricerca scientific­a che deve essere intensific­ata, con veri specialist­i negli interventi, a vantaggio di chi ha voglia di imparare. Da riscoprire anche l’amore per queste piante che sono Patrimonio dell’Umanità. Un amore che non c’è, se è vero che esemplari di ulivo, oltre a essere divelti dai ladri, sono venduti da proprietar­i alla ricerca di euro facili.

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