Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Il papà le toglie il telefonino Si taglia il polso, via da casa
Il caso Dodicenne levata alla famiglia e affidata alle suore
Non staccava gli occhi dal suo smartphone. Ha litigato col padre che ha minacciato di toglierle il telefono. Lei, quasi 12 anni, per reazione si è fatta un taglio ad un polso e lo ha raccontato alla maestra. Poi è stata allontanata dalla famiglia.
Troppi i ragazzini che si rifugiano nel mondo virtuale con i loro smartphone con l’incapacità di capire quali sono i rischi reali che questa dipendenza può creare. È su questo punto, in particolare, che si focalizza l’analisi della docente Rosalinda Cassibba, direttrice del Dipartimento di Formazione, Psicologia e Comunicazione (For.Psi.Com.) dell’Università di Bari sull’episodio accaduto a Lecce.
Ritiene eccessivo il provvedimento del tribunale per i Minorenni di Lecce che ha allontanato dalla famiglia una dodicenne che ha compiuto un atto di autolesionismo dopo che il padre ha minacciato di toglierle il telefonino?
«Non capisco il senso del provvedimento. Sequestrare il telefonino mi è sembrato un atto di coraggio del genitore per la salute della bambina. Senza una giusta valutazione non si può attribuire una incapacità genitoriale. I bambini vengono allontanati dalla famiglia se l’ambiente in cui vivono non è idoneo. Forse, in questo caso, c’erano state altre segnalazioni ed ora è in atto una valutazione complessiva da parte del Tribunale».
La dodicenne per il momento è stata trasferita in un istituto di suore.
«Considerata la reazione pericolosa della ragazzina sarebbe stata più indicata una comunità terapeutica».
La dipendenza dei ragazzini dagli smartphone sembra inarrestabile, come dovrebbero comportarsi i genitori?
«Tanti genitori sono disperati perché spesso si accorgono di aver perso il contatto con questi ragazzini che stanno sempre a chattare e non vogliono essere disturbati. Si isolano e si sono costruiti un mondo che mette fuori gli adulti e le relazioni concrete. Poi crollano quando si rendono conto che quel mondo è solo un’illusione. Questo è un aspetto pericoloso. Credo che sia importante aiutare questi genitori fornendo loro una guida».
Quindi cosa dovrebbero fare?
«Spesso i genitori intervengono bruscamente, facendo minacce e, in alcuni casi, rompendo il cellulare. Sono reazioni che però andrebbero evitate. Il genitore dovrebbe accorgersi prima di questa dipendenza e imporre delle regole, spiegare il perché del divieto e proporre delle alternative. Purtroppo i ragazzini non hanno la capacità di discernere e quindi i rischi sono reali. Il problema è che non abbiamo abituato questi giovani a sfruttare quella che può apparire noia come un momento per rilassarsi, sperimentare o fare delle attività».
Tanti ragazzini usano il telefonino anche in classe, come impedirlo?
«I cellulari in classe non dovrebbero essere tenuti, ci sono regole che la scuola deve fare rispettare. Il problema è che a volte sono i genitori stessi a lamentarsi quando viene sequestrato il telefonino ai figli che lo hanno usato in classe».
Mi sembra che il padre abbia agito a difesa della bambina, per il suo bene Ma forse il tribunale ha avuto altre segnalazioni