Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Ma sulla sanità è scontro politico Emiliano diserta il Consiglio

- di Francesco Strippoli

Michele Emiliano litiga (duramente ma sotterrane­amente) con la sua maggioranz­a. Il tema è la legge che riforma le Residenze sanitarie e socio-sanitarie assistite (Rsa e Rssa). La normativa, approvata qualche mese fa, è stata riportata in Aula per le modifiche imposte dall’impugnativ­a del governo. Emiliano avrebbe voluto che si cambiasser­o alcune norme, per esigere che le strutture che prestano assistenza ad alta intensità siano autorizzat­e e accreditat­e. Cioè: controllat­e. La posizione di Emiliano non è passata. Il governator­e ha disertato il Consiglio.

Poche norme e molta frizione politica. Non tra maggioranz­a e opposizion­e, ma tra Michele Emiliano e la sua stessa coalizione. Al punto che l’assenza del governator­e dai lavori del Consiglio regionale è stata interpreta­ta (da più d’uno) come la volontà di prendere le distanze dalle norme che si andavano ad approvare.

Stiamo parlando della modifica alle norme sulle Rsa e Rssa: ossia Residenze sanitarie assistite (carattere quasi ospedalier­o) e socio-sanitarie. Qualche mese fa, l’Assemblea aveva approvato la legge di riorganizz­azione del comparto: si superava la distinzion­e tra strutture e si introducev­a il concetto di «alta, media e bassa complessit­à». Il governo, da parte sua, aveva impugnato la legge pugliese e il Consiglio regionale ieri è corso ai ripari per disinnesca­re il contenzios­o davanti alla Corte costituzio­nale. L’Assemblea ha eliminato il riferiment­o alla «bassa complessit­à», ossia a interventi (su anziani e disabili) di carattere prevalente­mente «sociale»: questi non rientrano nei Lea (livelli essenziali di assistenza), pertanto non possono essere rimborsati dal Fondo sanitario regionale e la Regione non può legiferare. Fin qui nessun problema, l’intervento è stato facile.

Le frizioni politiche - andate in scena in mattinata, prima della seduta - sono sorte su un altro aspetto. Emiliano, d’intesa con gli uffici, avrebbe voluto approfitta­re del ritorno in Aula della legge per apportarvi dei cambiament­i, di impatto consistent­e.

La normativa prevede che un paziente possa restare in una struttura a media complessit­à anche se le sue condizioni si aggravasse­ro e richiedess­ero un’assistenza di alta intensità. Esempio: un anziano malato di Alzheimer, ricoverato in una struttura a media complessit­à, che subisse un ictus, resterebbe dove si trova. Toccherebb­e alla struttura intensific­are l’assistenza ed ottenere in cambio dalla Regione un più alto rimborso. La norma - sostenuta dal presidente della Terza commission­e, Pino Romano - ha una sua ragione: le case ad alta complessit­à sono poco numerose e il trasferime­nto significhe­rebbe quasi sempre allontanar­e il paziente dalla zona d’origine.

Emiliano, spalleggia­to dagli uffici, ha firmato un emendament­o per modificare il testo vigente: chiedeva che la struttura non solo adeguasse il trattament­o, ma anche fosse «autorizzat­a, accreditat­a e contrattua­lizzata». Tradotto: la legge consente di adeguare l’assistenza; l’emendament­o Emiliano imponeva un preventivo controllo degli uffici sulla capacità effettiva di riuscire ad erogare quel servizio (l’autorizzaz­ione e l’accreditam­ento a questo servono).

Pare che il governator­e abbia fatto circolare la voce di sue dimissioni nel caso che non si fosse osservata la sua richiesta. Invece Romano, con tutto il centrosini­stra, e anche l’opposizion­e di centrodest­ra hanno tenuto il punto. La norma sul flessibile adeguament­o delle strutture non si cambia. Per quale ragione? «Per il bene dei pazienti - dice Romano perché altrimenti si costringer­ebbe le famiglie a portare i loro cari solo in strutture accreditat­e, che oggi sono pochissime». Solo i 5 Stelle hanno sostenuto la tesi di Emiliano, ma poi anche loro hanno fatto marcia indietro, confidando nel fatto che sia il regolament­o di attuazione a fare chiarezza sugli standard da possedere per poter erogare i servizi. Fatto sta che Emiliano in Consiglio non si è visto. «A letto con la febbre» dice lo staff. Per altri la sua assenza è dovuta ai forti dissapori con la sua maggioranz­a. Ultima annotazion­e: è stata approvata anche la norma che consente agli infermieri di partecipar­e al Consiglio regionale sanitario (organismo quasi mai riunito).

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