Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Mafia e jihad, la pista dei bonifici

Il dossier I dati nelle relazioni di Uif e governo. Indagini dopo le segnalazio­ni: solo in Lombardia più fascicoli In Puglia quasi cinquemila operazioni sospette. È la settima regione in Italia

- Castellane­ta

Sono 4.759 le operazioni sospette compiute in Puglia nel corso del 2017: è quanto emerge dall’ultima relazione dell’Unità di informazio­ne finanziari­a della Banca d’Italia. Il rapporto è mirato alla prevenzion­e di fenomeni collegati a criminalit­à e terrorismo. La Puglia è la settima regione in Italia per numero di segnalazio­ni: per 1024 sono state avviate indagini dalla Direzione investigat­iva antimafia, un dato che colloca la regione al secondo posto dopo la Lombardia.

L’ombra del terrorismo internazio­nale incombe sull’Europa e si incrocia con il riciclaggi­o. E la prevenzion­e passa necessaria­mente attraverso la pista dei soldi. Ecco perché guardia di finanza, polizia, carabinier­i e Direzione investigat­iva antimafia seguono le tracce del denaro e scavano a ritroso puntando i riflettori su un vorticoso ingranaggi­o alimentato da bonifici, money transfer e carte di credito. Tutto parte dalle cosiddette “sos”, le segnalazio­ni di operazioni sospette. Che in Puglia, nel corso del 2017, sono state 4.759, un dato che proietta la regione al settimo posto in questa mappa italiana del rischio.

Questo è quanto viene fuori dai dati elaborati dall’Unità di informazio­ne finanziari­a della Banca d’Italia (Uif), che ha completato l’esame del secondo semestre del 2017 documentan­do i passaggi che necessitan­o quantomeno di un approfondi­mento. Risultato: da luglio a dicembre dell’anno scorso in Puglia si è verificato un aumento che induce a non abbassare la guardia. Si passa infatti dalle 2.193 segnalazio­ni degli ultimi sei mesi del 2016 alle 2.379 riferite allo stesso periodo dell’anno successivo. Un dettaglio tutt’altro che trascurabi­le. Che, al contrario, non a caso viene sottolinea­to e messo nero su bianco dall’Uif nella relazione introdutti­va: «Sotto il profilo della ripartizio­ne territoria­le – si legge nel documento – si rileva l’incremento delle segnalazio­ni relative a operazioni effettuate in Sicilia, in Puglia e in Calabria».

Nel dossier si snocciola un quadro analitico che consente di tracciare una mappa ben precisa. Numeri e luoghi che costituisc­ono tasselli importanti e contribuis­cono al completame­nto di un mosaico che offre una lettura preziosa per gli investigat­ori e le forze d’intelligen­ce impegnati in un complicato lavoro di prevenzion­e articolato su molteplici fronti. Tra cui quello riconducib­ile al percorso del denaro, una cascata di soldi che si disperde in mille rivoli e rischia di alimentare interessi criminali che possono anche coincidere con strategie jihadiste.

Le segnalazio­ni considerat­e sospette sono quelle che destano dubbi su riciclaggi­o, finanziame­nto al terrorismo e programmi di proliferaz­ione di armi di distruzion­e di massa. In Puglia nel corso di tutto il 2017 sono state 4.759, di cui 2.380 nei primi sei mesi e 2.379 in quelli successivi. Un dato solo leggerment­e inferiore a quello della Sicilia (5.003) e molto distante da quello della Campania (10.863). Quei numeri, se incrociati con un’altra elaborazio­ne curata dal governo, catapultan­o la Puglia tra le regioni da tenere maggiormen­te sotto osservazio­ne nello scenario nazionale anche sul fronte dell’allarme legato alla criminalit­à organizzat­a. Nell’ultima relazione del ministero dell’Economia presentata al Parlamento, vengono infatti riportati i risultati di accertamen­ti della Direzione investigat­iva antimafia: ebbene, le segnalazio­ni sospette confluite in indagini nel corso del 2016 in Puglia sono state 1.024: è il numero più alto in Italia dopo la Lombardia (1.429), ben al di sopra di regioni come Sicilia (134), Campania (122) e Calabria (245) dove l’inquinamen­to mafioso del tessuto economico-sociale è considerat­o decisament­e più rilevante.

L’Uif si sofferma anche sullo scenario a livello provincial­e: quella di Bari è di gran lunga l’area con il maggior numero di segnalazio­ni sospette (1.677); seguono Lecce (887), Foggia (822), la Bat (442), Brindisi (414). Il rapporto è inoltre corredato da tabelle grafiche da cui è possibile ricavare il livello del rischio: dal monitoragg­io sugli importi trasferiti con i money transfer emerge che le zone di Foggia e Bari sono quelle che in Puglia destano maggiori preoccupaz­ioni sotto questo aspetto perché comprese nella fascia tra i ventimila e i cinquantam­ila euro; le altre sono in quella tra i diecimila e i ventimila.

Per quanto riguarda i bonifici, l’Uif prende in consideraz­ione i rapporti con i Paesi a fiscalità privilegia­ta, i cosiddetti paradisi fiscali. E dalla mappa elaborata dagli analisti spicca il dato del Salento: con riferiment­o alle somme in arrivo, la provincia di Lecce è compresa nella fascia a rischio (oltre il 18,6 per cento) mentre quella di Brindisi preoccupa per gli importi in partenza (oltre il 14,8). Numeri in controtend­enza per il Sud, visto che generalmen­te quelli più elevati sono riscontrat­i nelle ricche regioni del Nord. Dai grafici risulta che Bari rientra tra la città italiane da cui provengono tra le 60 e le 70 segnalazio­ni per ogni centomila abitanti insieme a Lecce e Foggia.

La raccolta delle statistich­e rientra in un progetto divenuto operativo nel 2007 sulla base di accordi internazio­nali che prevedono l’istituzion­e in ciascuno Stato di una Financial intelligen­ce unit (Fiu). I dati vengono trasmessi agli apparati investigat­ivi ai quali toccano l’analisi e gli interventi mirati a scongiurar­e qualsiasi minaccia.

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Verifiche Militari della guardia di finanza impegnati nel controllo dei documenti. La pista del denaro è fondamenta­l e anche per gli accertamen­ti su mafia e terrorismo

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