Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Appassionati di auto per necessità
Fasano e i meccanici Quando alla Città della Selva si negò la stazione alcuni artigiani si misero al lavoro per cercare valide alternative alla ferrovia
Era di maggio. 25 maggio 1865. Passò senza fermarsi il primo treno a Fasano. All’avvenimento assistettero in tanti ma pieni di rimpianti, perché la stazione era stata costruita lontana dal centro abitato. «Alla impossibile lunghezza di tre chilometri», si disse con i residui toni accesi di una protesta resa ormai inutile dal rumoroso passaggio del treno.
In realtà erano la protesta e i capi d’accusa («ingenuità, grettezza e ignoranza») a non vedere la lunghezza dell’innovazione. La cecità al cambiamento è anche oggi una malattia altamente contagiosa, contro cui il pur inventato vaccino studio e conseguente apertura mentale - urta con la libertà di non avvalersene per la troppa fatica che comporta. Tra il portare le dita alla bocca per fischiare lo sdegno o l’estrazione del fazzoletto dal taschino per salutare l’ingegno, quegli uomini del 1865 avrebbero preferito il candore del pezzo di stoffa se solo avessero saputo, ovviamente, che dalla «impossibile» lunghezza di tre chilometri sarebbe nata l’epica di un mestiere e lo scansarsi di un problema. Sul problema è facile a dirsi. Basti vedere come importanti centri abitati sono ancora oggi spezzati dalla strada ferrata, perché all’epoca forse non scelsero le distanze “impossibili”. Sull’epica di un mestiere, il meccanico, è prevalentemente Marzio Perrini ad accompagnarci con il suo “I motori a Fasano – Dai cavalli alle automobili” (Faso editrice). «La stazione a tre chilometri lontana dal centro abitato comporta un servizio vettura», così decise il Comune. A quattro ruote, trainata da due cavalli, con cocchiere, conduttore e accompagnata da una guardia municipale. In tanti si alternarono nella gestione del servizio a cavalli. Nel 1889 Gottlieb Daimler con il suo amico Carl Benz (Daimler-Benz, cioè Mercedes) brevettarono il motore veloce a benzina. Nella città della Selva l’invenzione arrivò nel 1920: è questo l’anno in cui per percorrere i tre chilometri “impossibili” per la Stazione si avviò la staffetta tra cavalli e motori. Un testimone fu Raffaele Mancini, ecclettico imprenditore. Acquistò un autobus con ruote piene, trasmissione a catena e 24 posti in capienza, affidando la guida al primo ed unico patentato, Vincenzo Galiulo detto Giacobbe. La coabitazione tra l’autobus e l’omnibus a cavallo durò solo un anno. Nel 1921 il gestore del servizio pubblico a cavalli, Vito Di Tano (detto Verdichella), acquistò l’autobus di Man- cini, ne aggiunse un altro e formò la flotta per il pieno compimento della staffetta. Non poteva esserci però un servizio pubblico a motori senza un’officina meccanica. Perciò fu lo stesso Verdichella ad organizzarne una. La proto-officina; affidata alle maestria di un giovane barese, Gaetano Grimaldi, trasferitosi a Fasano dopo aver appreso l’arte presso una fabbrica Fiat in Turchia. Grimaldi era per tutti il capo. E fu a capo della prima officina e in capo ad una lunga corda mitica a cui si sono intrecciati i tanti fili della lunga sequenza di artigiani meccanici. E poi l’automobile privata e la passione per i motori cominciò a diffondersi, accoppiata ben presto alle motociclette, sul richiamo suadente a partire dal 1937 della gara Milano-Taranto, e ad un’invenzione di successo che ancor oggi sviluppa i suoi fasti e progressi: la cronoscalata Fasano-Selva. Hic sunt leones. Qui ci sono i leoni dei motori. Presero il testimone dai vetturini e spiegarono alla gran parte del secolo breve un suono lungo e nuovo: il rombo dei motori e un formidabile mestiere di tecnica e innovazione.