Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Il sogno di “Ambra” l’auto elettrica del futuro Caroli: «Nulla è perduto»
Non sono arrivate proposte vincolanti il 15 aprile Per i lavoratori di Om Carrelli occupazione a rischio
Non è ancora tramontata «Ambra», l’auto elettrica made in Bari, anche se l’ultima proroga, al 15 aprile scorso, è scaduta. La curatrice fallimentare, Alessandra Giovetti, infatti, trascorsi i 45 giorni previsti dalle norme per la consultazione sindacale, ha preso atto che non sono arrivate proposte vincolanti. E ha chiuso la procedura per il licenziamento collettivo, avviata dopo il fallimento della società Tua Industries, messa in liquidazione a luglio scorso, quando il fondo Usa che la controllava, Lcm, è scappato misteriosamente dall’investimento, a costo di perdere 3 milioni di euro.
«La curatrice ha scritto che, da ora, può licenziare ma non che stanno partendo le lettere di licenziamento. Quindi presumo (le chiederò conferma) ci sia ancora tempo per cercare investitori, approfondirne i piani industriali e informarli bene sulle opportunità, come capannone, cofinanziamento pubblico e credito di imposta di 500 mila euro». A dirlo è Leo Caroli, tornato a capo della Task force sull’occupazione della Regione. «Avevo dato le dimissioni — dice — per la delusione della Tua. Le ho ritirate perché ho apprezzato il riconoscimento di quanto fatto, arrivato da lavoratori Tua e sindacati, e l’impegno della mia giunta a rilanciare, a breve, le politiche attive del lavoro». Ridotto al lumicino ma resiste, dunque, il sogno della produzione di un’auto completa (la prima nel Barese) ed elettrica, che può chiudere il cerchio dell’automotive locale, già impegnato a diversificarsi rispetto al diesel. In gioco anche il baratro del licenziamento collettivo dei 174 lavoratori ex Om, i più tenaci dei 184 che da gennaio avrebbero dovuto iniziare a produrre la vettura elettrica nella zona industriale di Modugno. La speranza è che, prima delle lettere di licenziamento (per inviarle, Tua non ha nemmeno i soldi in cassa), arrivino proposte vincolanti per rilevare il progetto o avviare altre produzioni (e assunzioni per garantire almeno un ultimo anno di cassa integrazione per tutti). «Noi — assicura Caroli — terremo sempre informata la curatela sull’evoluzione degli incontri con gli imprenditori». Tra questi, i baresi di Carton Pack e Carmosino Industry (interessata solo al capannone), i vicentini di Askoll, più defilata anche se già produce veicoli elettrici, e soprattutto una cordata di imprenditori italiani (i nomi sono riservati). Insomma, le istituzioni stanno facendo la propria parte. Ma il gol della salvezza, nei minuti di recupero, può segnarlo solo un imprenditore.