Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
E LA LEGA TROVA STRADA SPIANATA
Gli scenari nel centrodestra
L’esito delle regionali in Molise rappresenta un monito per il centrodestra pugliese. Se la coalizione è unita, non solo regge l’urto dello tsunami del M5S, che in quella regione in due mesi ha perso oltre il 10% dei consensi, ma può porre le premesse per un nuovo inizio. Lì Di Maio e Salvini hanno fallito i rispettivi obiettivi: il primo governatore pentastellato, per il leader del Movimento; il sorpasso e una ulteriore cannibalizzazione di Forza Italia, per il secondo. La Puglia ormai è una meta preferita del tour politico-elettorale di Salvini. Che nega di volere fagocitare Forza Italia ma attende che l’assassinio politico lo facciano gli elettori e i gruppi dirigenti. Finora in Puglia il processo ha dato i primi risultati, non trascurabili: tre parlamentari (Rossano Sasso, Anna Rita Tateo, Roberto Marti); il consigliere regionale Andrea Caroppo. A Barletta è in pista per la guida della città Flavio Basile (ma il centrodestra è spaccato). Al Comune di Bari c’è Fabio Romito, altri consiglieri negli altri capoluoghi. Non è poco.
Esiste, quindi, un terreno fertile per i leghisti alle cime di rape? Le condizioni non mancano: le differenze e diffidenze interne a Forza Italia, i cui gruppi dirigenti appaiono uno contro l’altro armati; l’immobilismo del gruppo di Raffaele Fitto che non ha superato lo choc del voto e sembra dominato dalla logica tana, liberi tutti; le scorribande del presidente Emiliano che cerca di fare breccia nel ceto politico del centrodestra. Così, mentre i forzisti litigano tra di loro persino sulla presenza o meno del simbolo, i leghisti battono il territorio. E proprio da domani, annuncia il neodeputato Sasso, parte un tour a difesa degli ospedali pugliesi: «La sanità è uno dei tanti fallimenti di Emiliano». Condizioni che potrebbero aprire una prateria per il sovranismo salviniano. Che in Puglia, come nel resto del Paese, punta a raccogliere l’eredità di Berlusconi. Che, come emerge dal voto in Molise, non intende abdicare. E mette in campo un mix tra lista ufficiale di Forza Italia e liste civiche in grado di fare da argine. Che sia il civismo il nuovo banco di prova per il governo degli enti locali? Si vedrà, ma i segnali ci sono. Nel tempo del doppio populismo, il salviniano e il modello macedonia a Cinque stelle, l’opinione pubblica non vuole più sentire parlare di partiti. Così quelli tradizionali (FI e Pd), seppur in campi contrapposti, sono chiamati a ridefinire la loro missione. Pur di sopravvivere. In attesa che passi la nottata.