Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
CLASSE DIRIGENTE SOLO A PAROLE
Il vuoto del governo Emiliano
La legge, non di oggi, sui limiti al lobbismo voluta da Emiliano, forse si propone una cura seria contro il condizionamento esterno delle scelte di giunta; adottarla ora come un decalogo, in piena crisi delle culture di governo, fa pensare alle cure della nonna, che benevolmente si riducevano al celebre «un bicchiere di vino e subito a letto». In politica è tutto più complicato, e frenare i gruppi di pressione, o lobby, vuol dire riconoscere un problema, acuto specie nel Sud – una volta si chiamava anche notabilato – ma non saper affrontarlo in quanto ostacolo alla democrazia, e talvolta reato. Perché questa contraddizione? Il fatto è che in Puglia – e non solo in Puglia – i luoghi del potere sono arrivati a un interiore esaurimento delle loro motivazioni; aggiungervi una dose potente di trasformismo e di manipolazione del mandato elettorale, da tempo in atto con Emiliano, ha reso la situazione asfittica.
In realtà, l’intero Mezzogiorno sta vivendo la fine di una classe politica che si è basata più sulla propria conferma, che su nuove alleanze e nuovi spazi di iniziativa. Da anni è finita l’onda lunga del moroteismo pugliese, alla quale è seguita una strana miscela di dirigenti e capi di vario tipo, affiancati da qualche intellettuale e da una folla di tecnici e consulenti, o sedicenti tali. E così è morto per sempre il grande orizzonte del progetto, per mano di beghe interne di partito comunque paralizzanti rispetto al destino del territorio. Fitto cadde sul welfare, sempre più necessario e sempre meno organizzato. Poi venne Vendola, che servì la Puglia alla mensa europea e nazionale, sostenuto da giunta e alcuni funzionari capaci. Ma non era la primavera. Tornò il calcolo di partito, e Emiliano seguì il suo corso, da sindaco a presidente-segretario del Pd; e nessuno fiatava. Ecco l’opacizzazione di una classe dirigente che ha sostituito le piccole cose ai grandi respiri, le amicizie personali allo sviluppo. Certo, in Puglia esiste un tessuto produttivo che va comunque avanti, ma se torniamo alla Xylella, all’acqua, alla sanità, scopriamo subito un senso di solitudine, un negativo arrampicarsi sulla sorte e sui mezzi individuali. Questo vuoto è lo specchio di un’assenza, in cui si leggono tutti i contorni di una crisi che va oltre la persona del nostro presidente di giunta. Se il Pd locale è un organismo ancora vitale, risponda subito chiedendo il conto delle responsabilità, e aprendosi alla società, quantomeno per reimparare ad ascoltarla.