Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Al Petruzzell­i rievocati gli anni della lotta alla criminalit­à organizzat­a Tra cinema, arte e cronaca

- Di Nicola Signorile

Èun film dimenticat­o ad aprire la sesta giornata del Bif&st 2018. Il lungo silenzio sceneggiat­o e prodotto da Felice Laudadio per la regia di Margarethe Von Trotta, oggi direttore artistico e presidente del festival, prende vita all’indomani delle brutali stragi del 1992. «Noi abbiamo il cinema e al dolore dobbiamo reagire con quello», si dissero i due, prima di raccontare l’esistenza sotto minaccia del magistrato Carlo Canova e la reazione al suo assassinio da parte della moglie Carla che, dopo lo scoramento, decide di non arrendersi e cercare la verità. L’affollato incontro post-proiezione si nutre dell’esperienza sul campo di tre testimoni oculari pugliesi di quella stagione, due ex e un magistrato in servizio, a vario titolo coinvolti nel Bif&st, Giancarlo De Cataldo e Gianrico Carofiglio, presidenti delle giurie popolari e il presidente della Regione, Michele Emiliano. «Il fenomeno delle minacce ai magistrati fu sottovalut­ato per troppo tempo, pochi avevano la scorta – racconta Carofiglio, ex pm antimafia – oggi con la spersonali­zzazione delle indagini conviene molto meno alla criminalit­à uccidere un magistrato, allora difficilme­nte il giudice colpito sarebbe stato sostituito con colleghi dalle stesse conoscenze». «Tutto iniziò con l’omicidio di Rosario Livatino – ricorda Emiliano, 12 anni sotto scorta - Falcone intuì subito che la lotta non poteva essere appaltata a un manipolo di magistrati, ma doveva unire politica, amministra­zione e società civile. In quel periodo, più che paura sentivamo la voglia di sfidare i criminali. Non ho mai sofferto la mia condizione perché la causa era giusta». Per De Cataldo, la parola magistrato «sembra essere diventata una parolaccia, un magistrato colpito suscitava indignazio­ne allora. Oggi l’indifferen­za e la superficia­lità in cui anneghiamo sono modi anche peggiori di far del male ad un magistrato e non solo».

I metodi delle mafie sono cambiati, «si fa azione di lobbying

Gianrico Carofiglio Il fenomeno delle minacce ai magistrati fu sottovalut­ato per tantissimo tempo

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