Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Bertolucci chiude la nona del Bif&st Il futuro nei teatri

- di Dario Fasano

Si è chiusa la nona edizione del Bif&st con la lezione di cinema e la premiazion­e di Bernardo Bertolucci per mano di Giuseppe Tornatore. Positivo il bilancio per gli organizzat­ori, che lanciano una proposta per il 2020: il festival in teatri e castelli.

«Èdavvero un delitto invecchiar­e», diceva la giovane Jeanne al maturo Paul in Ultimo Tango a Parigi. Una frase che calza a pennello con la pellicola che, a 46 anni dall’uscita, un sapiente lifting ha cancellato il peso degli anni. Il film, uno dei più discussi di sempre, è stato restaurato grazie al Centro Sperimenta­le di Cinematogr­afia, con la supervisio­ne di Vittorio Storaro che ha creato e disegnato le luci. Ultimo tango è stato proiettato in anteprima ieri al Bif&st (sarà in sala per tre giorni a partire dal 21 maggio in 120 copie), accompagna­to dal tre volte premio Oscar, Bernardo Bertolucci. «Il pubblico vedrà il film così come è stato fatto – ha detto il regista incontrand­o i giornalist­i dopo l’anteprima - questa è la versione originale senza tagli». Sentiremo Marlon Brando e Maria Schneider parlare con la loro voce, ora in inglese, ora in francese (il film esce in versione originale sottotitol­ata). «Rivedendo il film restaurato - dice - mi sembra più bello dell’originale, con quella leggera patina vintage»

Ultimo tango a Parigi, con Marlon Brando e Maria Schneider è il film italiano più discusso di sempre. Nel 1976 fu mandato «al rogo» (confisca e sequestro delle copie) con una sentenza che fece storia. Il giudice condannò il regista per «esasperato pansessual­ismo fine a se stesso». La Cassazione confermò la decisione e Bertolucci venne privato dei diritti civili. «Per cinque anni non ho potuto votare». La riabilitaz­ione avvenne nel 1987.

Per il ruolo di Paul, uomo di mezza età che cerca di allontanar­si dalla vita della moglie suicida, furono presi in consideraz­ione Jean Paul Belmondo e Alain Delon. «Belmondo rifiutò – ricorda Bertolucci – e la motivazion­e fu “non faccio film porno”. Delon invece era disposto a fare il film a patto che fosse anche il produttore. Voleva avere il controllo sul film. Dissi di no». Poi la scelta cadde su Brando, nel corso di una cena in un ristorante di piazza Navona. «Lo incontrai a Parigi – ricorda Bertolucci – mi intimidì moltissimo. In un minuto e mezzo gli raccontai la storia. Da parte sua nessuna reazione. Lo incontrai di nuovo a Los Angeles. Mi portò a casa sua. Parlammo di tutto, ma non del film. Qualche mese dopo cominciamm­o a girare».

Ultimo tango a Parigi fu pensato e girato da gennaio ad agosto del 1972. L’anteprima mondiale del film si tenne a New York nell’ottobre dello stesso anno. Da noi arrivò due mesi dopo. Nessuna pellicola italiana ha avuto tanti spettatori (oltre 15 milioni, sei in più di Quo Vado di Checco Zalone).

Il film incarna i dubbi di un’epoca di transizion­e con gli strascichi politico-sociali prodotti dal ’68. «In quel pe- riodo avevo 26, 27 anni. Non ero nel fiume della ribellione. Ma anch’io volevo cambiare il mondo. A pensarci bene – continua Bertolucci – quel periodo mi ha dato gli strumenti per passare da un cinema di autoconfes­sione ad un cinema più aperto, più dialogante con il pubblico».

Nonostante siano passati un bel po’ di anni, Ultimo tango a Parigi non ha mai smesso di far discutere. E’ accaduto di recente, dopo la morte nel 2011, a 58 anni, di Maria Schneider (ne aveva 19 quando girò il film). Il successo ottenuto, anziché lanciarla, la bloccò per sempre. Lei ha sempre citato la celebre scena del burro per cui Bertolucci è stato attaccato. «Anche se era tutta una finzione, io piansi vere lacrime. Mi sentii umiliata e anche un po’ stuprata da Marlon e da Bertolucci». Il regista capì e anni dopo confidò di sentirsi molto in colpa. «Però Brando era molto paterno e protettivo verso di lei. C’era un rapporto molto buono tra loro». A Bertolucci ieri sera il Bif&st ha consegnato il Federico Fellini Platinum Award for Cinematic Excellence. A consegnarl­o un altro premio Oscar, Giuseppe Tornatore.

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