Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

«Il pallone e la miniera» vita di emigranti italiani

In «Il pallone e la miniera» Tonio Attino racconta l’integrazio­ne dei lavoratori italiani in Lussemburg­o

- Di Carlo Testa

Ametà tra romanzo storico e reportage narrativo costruito attraverso le interviste ai protagonis­ti e ai loro discendent­i, il nuovo libro di Tonio Attino Il pallone e la miniera. Storie di calcio e di emigranti (edito da Kurumuny, pp. 160, euro 13) racconta la storia vera dei calciatori-minatori della Jeunesse Esch: una bella storia di sport e insieme un’epopea del lavoro, dove si parla di emigranti italiani in cerca di fortuna per i quali il calcio diventa uno strumento d’integrazio­ne sociale e di mutuo riconoscim­ento. «Perché non c’era niente di più alto della tua squadra, della tua porta, della tua vita tra il ferro e il pallone».

Quando, la sera del 19 settembre 1973, un sinistro di Gilbert Dussier fa schizzare la palla nella porta del Liverpool, non c’è solo esultanza calcistica nel boato sprigionat­osi nel piccolo stadio di Esch-surAlzette. Perché la Jeunesse non è una squadra qualunque, e per gli undici giocatori in campo Fu sorprenden­te la vittoria vedere il cambiament­o, non conta la vecchia fabbrica trasformat­a in un set cinematogr­afico. quanto trovarsi E il giorno su in cui quel un tipo della prato troupe si a acciò in un’azienda vicina per verde, raccomanda­re un’ora al d’aria capo mastro fuori di non fare dalla troppo rumore con le macchine perché Al vita in Pacino fabbrica. non riusciva a concentrar­si, Se la costui proprietà gli rispose allegramen­te: «Stia pure tranquillo e è dei dica al ricchi signor Al Pacino industrial­i di andare a cagare». dell’Arbed, Doveva essere un operaio della Hoehl; perché nell’inferno l’acciaieria della Hoehl sono sempre che stati sorge «un po’ sopra le righe». nel piccolo centro nel cuore del Lussemburg­o, i protagonis­ti della squadra sono loro, gli operai in licenza temporanea dal turno in miniera. Emigranti soprattutt­o, per lo più italiani, che da sgraditi «mangia spaghetti» si ritroveran­no a giocare il proprio riscatto € 13,00 sociale a colpi di gol.

Scudetto, Coppa delle Fiere, poi la Coppa dei Campioni: nata come alternativ­a «popolare» alla squadra cittadina della Fola, la Jeunesse riuscirà a entrare nell’Olimpo del calcio mondiale, colleziona­ndo anche qualche momento memorabile e guadagnand­osi l’appellativ­o di «Juventus del Lussemburg­o», favorito dalla maglietta bianconera. Come a ricomporre un album ideale riappaiono i profili di Mario Morocutti, Guy Allamano, Jean-Pierre Barboni e degli altri eroi della Hoehl, il quartiere proletario annerito dalla «minette», legato da un orgoglio ostinato alla fabbrica quanto alla squadra. Stretto tra le case, le miniere, i comignoli di ben quarantano­ve altiforni nel raggio di venticinqu­e chilometri, lo Stade de la Frontière è «terra franca» dove un manipolo di calciatori dilettanti può rincorrere i propri sogni accanto ai profession­isti.

Un’epopea lunga un secolo che s’intreccia ai grandi avveniment­i del Novecento, dentro e fuori dallo stadio: le lotte operaie, l’occupazion­e nazista, la tragica partita dell’Heysel, il Real Madrid di Alfredo Di Stefano, il Milan di Trapattoni e la Juventus di Platini. Ma illumina anche le molte storie «minori» di emigranti di Esch-sur-Alzette, il piccolo paese in cui un abitante su tre è italiano, e uno su due vive nel quartiere della Hoehl. Affiorano così la banda della Garibaldin­a, il Caffè Conti, il gruppo degli anarchici, le vite dei parenti rimasti a casa e quelle tortuose dei cittadini della «Nazione delle miniere» – l’area del bacino minerario tra Lussemburg­o, Belgio, Germania e Francia – scavata da gallerie che collegano i Paesi, «e nel sottosuolo non ci sono frontiere». Sino ai millecinqu­ecento italiani di oggi, tenace gruppo di resistenti tra gli stranieri in Lussemburg­o, in cui ormai i portoghesi si sono sostituiti alla vecchia maggioranz­a partita dallo Stivale.

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Sopra, la squadra della Jeunesse Esch nel suo stadio, lo stesso dove nel 1973 si giocò uno storico Jeunesse-Liverpool terminato 1-1. A destra, Tonio Attino
Bianconeri Sopra, la squadra della Jeunesse Esch nel suo stadio, lo stesso dove nel 1973 si giocò uno storico Jeunesse-Liverpool terminato 1-1. A destra, Tonio Attino
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