Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
FALSE PROMESSE E DIRITTI NEGATI
L’assegno del Reddito di dignità, promesso dal governo regionale pugliese, garantito da una legge e reso possibile dai fondi in cassa, non arriva. I quindicimila cittadini circa che speravano in quella somma per rendere meno drammatica una pesante condizione di disagio sono oggi delusi ed inferociti. Il governatore Emiliano ha promesso, mettendosi una mano sul petto, che presto i soldi arriveranno. Ciò premesso, sono d’obbligo due considerazioni. La prima: se un pugliese deve arrabbiarsi o implorare per richiedere quanto una legge gli garantisce, la sua dignità di cittadino è lesa. Altro che reddito di dignità, qui c’è tutto tranne la dignità. Una seconda notazione riguarda i motivi che la Regione ha addotto per il mancato pagamento: manca il personale necessario, hanno dichiarato, e quindi le pratiche vanno a rilento. Ciò significa, detto in termini più chiari, che quando è stata varata la legge e, soprattutto, quando con proclami altisonanti è stata annunziata, nessuno si è preoccupato di verificare se le operazioni necessarie per distribuire gli assegni fossero eseguibili in tempi ragionevoli.
Un grande condottiero del passato rispondeva ai suoi generali che temevano che l’avanzata dell’esercito fosse troppo veloce, di non preoccuparsi perché «le salmerie seguiranno». Il problema è che quel condottiero era Napoleone, figura che non sembra aggirarsi per il palazzo della Regione anche se qualcuno è convinto del contrario. Le salmerie, rappresentate nel nostro caso dalla burocrazia regionale, non hanno intenzione o, affermano, possibilità di seguire rapidamente. Che i cittadini bisognosi aspettino, pazienti, come fanno del resto quanti attendono mesi per una Tac o per particolari esami, anche se importanti.
A proposito di condottieri. Si è appreso nei giorni scorsi che il governatore Emiliano ha chiesto scusa al professor Gianni Martelli, fitopatologo di fama internazionale, per averlo attaccato pubblicamente quando questi, alla comparsa della Xylella, invocava – in nome della ragion scientifica – interventi immediati e radicali. Il governatore, che confida più nella ragion politica che in quella scientifica, lo aveva per questo contestato adottando misure diametralmente opposte a quelle suggerite. I risultati sono quelli drammatici di oggi, che l’Unione Europea si appresta a farci pagare molto cari. Un simile dietrofront ci fu anche quando il governatore promise ai genitori del comitato contro i vaccini che la Regione li avrebbe appoggiati accollandosi le spese dei ricorsi. Seguì una rivolta dei medici che costrinse il nostro a ribaltare la propria posizione nel giro di quarantotto ore. A scuola imparavamo che “di doman non c’è certezza”.